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Fiano: “Io, figlio di un deportato ricevo minacce ogni giorno”

«Mi insultano ogni giorno, mi minacciano di morte, mi scrivono, anche in queste ore, parole irripetibili. Mi preoccupa lo sdoganamento etico di sentimenti che credevo più circoscritti». Emanuele Fiano è un politico del Pd ma è anche e soprattutto un ebreo, figlio di Nedo, l’unico scampato di un’intera famiglia ad Auschwitz. La miseria del tweet di Elio Lannutti – il senatore M5S che cita il falso storico dei protocolli dei Savi di Sion – non lo stupisce. È sale su ferite sempre aperte.
 

Fiano lei crede che in Italia sia cambiato il clima? Sente il fiato sul collo di un nuovo antisemitismo?

 
«Anche nel secolo scorso ai momenti di disagio sociale ed economico corrispondeva la ricerca del corpo estraneo, del nemico, del complotto. Siamo in una fase di sdoganamento del linguaggio, delle parole, pronunciate senza pudore».
 

Parole rivolte anche a lei, in quanto ebreo, immagino.

 
«Insulti quotidiani, a volte irripetibili, come adesso per la vicenda Lannutti». Se la sente di farci capire il tipo di cose che le scrivono?

 
«Mi dicono: “Con te avremmo risolto ogni problema alla radice se anche tuo padre fosse finito nel forno ad Auschwitz“».
 

Ha paura?

 
«A volte sì, sono insulti che lasciano inquietudine. Ma la politica è una medicina. Ci insegna, non solo quella del mio versante, che la realtà si può cambiare. Vivo questa recrudescenza, per fortuna minoritaria, come figlio di mio padre. Lui mi ha insegnato: mai mollare, mai piegare la schiena».
 

Suo padre Nedo, matricola Auschwitz A5405, a 18 anni ha perso tutti. “Quest’esperienza così devastante – scriveva ha fatto di me un uomo diverso, un testimone per tutta la vita”.

 
«Mio padre, finché ha potuto, ha portato i ragazzi nei campi di concentramento, come fanno ancora Sami Modiano e Liliana Segre che, per me, è una zia. Tutti e tre dicono la stessa cosa: è l’indifferenza la peggior cosa, è l’indifferenza che uccide».
 

Cosa fa dei messaggi che riceve?

 
«Denuncio le minacce, cancello le ingiurie. Solo quando fiuto dietro chi scrive un briciolo di ragionamento, provo un dialogo».
 

Lannutti si deve dimettere?

 
«Sarò sempre grato al presidente Mattarella per aver nominato senatrice a vita Liliana Segre. La stima di cui gode, la sua levatura morale, la sua battaglia, sono già una risposta. La richiesta di dimissioni è giusta ma Lannutti ha già avuto la dimostrazione di quanto sia minoritaria l’idea che rappresenta».
 

Chi erediterà il ruolo dei sopravvissuti per tenere alta la memoria?

 
«Questo è il vero problema che dobbiamo porci. Davide Bidussa ha scritto un libro che evoca il vuoto imminente. Si intitola: Dopo l’ultimo testimone. Come si sente da ebreo in questo Paese?

 
«C’è chi si augura la mia morte ma sono anche circondato da amici e la stragrande maggioranza degli italiani rigetta l’antisemitismo. Anche qui vivo da figlio di mio padre. Lui diceva sempre: «Emanuele, ricorda, il sole sorge sempre la mattina dopo, la storia continua».

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