«Il decreto dignità? Un mix di incompetenza e populismo» sostiene Carlo Calenda. Per l`ex ministro dello Sviluppo i tagli selettivi al cuneo fiscale promessi da Di Maio non si possono fare, mentre sulle sanzioni a chi delocalizza il governo dimentica le norme che ci sono già. «Non stanno facendo nulla per la crescita – sostiene -. E pensare di combattere povertà e disuguaglianze senza crescita è assurdo. Non una parola su investimenti e competenze. Non si sa cosa voglion fare con Impresa 4.0. I soldi per gli Istituti tecnici superiori già stanziati, bloccati al Miur che non li assegna. Vogliono non ratificare l`accordo col Canada che da quando è in vigore ha visto crescere l`export dell`8%. Il nulla su Ilva e Alitalia. Un disastro».
Partiamo dal taglio selettivo del cuneo fiscale…
«Non si può fare. Perchè in base ai trattati europei verrebbe considerato aiuto di Stato, mentre nel caso del Made in Italy verrebbe anche considerato un sussidio all`export contrario alle regole del Wto. E prima di incominciare a lamentarci di Europa e Wto faccio presente che se non ci fossero queste limitazioni Germania e Francia, che hanno più soldi di noi, sussidierebbero le loro imprese più di quanto mai potremmo fare noi spazzando via il Made in Italy».
Ma Di Maio questo lo sa o no?
«O non lo sa o prende in giro gli italiani. Ma propendo per la prima ipotesi visto che per la prima bozza del decreto che chiamano “dignità” erano previste delle penalizzazioni sino al 200% anche per le delocalizzazioni all`interno della Ue. Cosa, anche questa, che non è possibile fare».
Però il problema delle imprese che se ne vanno resta…
«Sulle delocalizzazioni già ora è previsto che chi ha percepito fondi pubblici e se ne va li deve restituire tutti. Era già previsto per i contratti di sviluppo e io l`ho estesa anche ai contratti di ricerca. Alzare troppo le sanzioni non serve, perché si scoraggiano gli investitori esteri e nessuno sottoscriverà quei contratti, che nell`80% dei casi oggi vanno a vantaggio del Sud o in alternativa sono destinati a contrastare proprio delocalizzazioni e chiusura di stabilimenti».
Non c`è altro da fare?
«Io ho lasciato una bozza di decreto che, sulla scorta di una analoga legge francese, obbliga l`impresa che vuole delocalizzare a trovare al suo posto un nuovo soggetto che reindustralizza: se avesse seguito il consiglio oggi non avremmo il caso Bekaert. E poi c`è il fondo anti delocalizzazione da 200 milioni che può essere utilizzato nei casi limite facendo intervenire Invitalia se si ha bisogno di più tempo per trovare soluzioni alternative. L`apparato, insomma, c`è già tutto e a Di Maio nel mio passaggio di consegne virtuale ho indicato con precisione cosa restava da fare. Il ministro ha invece pensato di costruire una cosa estemporanea e completamente controproducente, esattamente come la parte lavoro del decreto dignità. Che comporterà la perdita di contratti a termine e non produrrà un aumento di quelli a tempo indeterminato. Aumenterà solo i disoccupati. Tutto questo solo per fare del populismo sulla pelle dei lavoratori, e nel caso del taglio selettivo del cuneo, anche con una dose di ignoranza francamente imbarazzante».
Di Maio è consigliato male?
«Il Mise oramai è invaso dai consulenti dei M5S e i direttori sono completamente tagliati fuori. E si vede. È una gestione totalmente elettoralistica fatta nell`interesse dei partiti di governo piuttosto che per quello dell`Italia. E del resto lo stesso sta facendo dall`altra parte Salvini».
Su molti temi Lega e M5S la pensano diversamente. Quanto durerà l`alleanza?
«Spero poco. Perché l`insieme delle cose stravaganti che propone la Lega, tipo “vendiamo i Bot solo agli italiani”, e queste proposte di Di Maio rischiano di portare l`Italia in una situazione critica. Ricordo che lo spread è raddoppiato, il prezzo del petrolio è salito e che per colpa dei dazi c`è una crisi commerciale già molto sviluppata. Pende su di noi il nuovo giudizio di Moody`s, mentre sulla prossima finanziaria, nonostante le rassicurazioni di Tria, il rischio di una procedura di infrazione è molto alto. Stanno giocando con la sicurezza finanziaria del paese. È un gioco molto pericoloso che può sfuggire di mano».