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A Verona per l’Italia e l’Europa dei diritti

Sabato scorso Verona per me è iniziata la mattina presto sul treno, e questo già prometteva che saremmo stati tante e tanti.

Libere di scegliere

Ci attendevano appuntamenti diversi, chi andava all’iniziativa Libere di scegliere, promossa dalle Democratiche, le donne dei sindacati, i comitati snoq e diversi associazioni veronesi, chi all’assemblea promossa da Ippfen (Ong che si occupa di salute riproduttiva a livello internazionale), Uaar (unione agnostici e atei italiani) e Rebel Netwok (rete femminista per i diritti).

E non erano gli unici incontri previsti quella mattina a Verona, mentre il pomeriggio ci aspettava il corteo promosso da Non Una di Meno. Le democratiche di Verona ci attendevano al cinema K2, 500 posti in una sala già gremita, resteranno fuori almeno mille persone. Una mattinata intensa di relazioni e interventi, con le parlamentari del Pd e le democratiche in prima linea.

Famiglia come comunità di affetti

Percorsi, sguardi, associazioni diverse si erano date appuntamento nella città che ospitava il World Congress of Families, ovvero l’internazionale dell’integralismo e dell’omofobia. Se gli organizzatori del congresso speravano in una facile contrapposizione tra egoismo dei diritti individuali e valori della famiglia tradizionale, il 30 marzo a Verona si è mostrato invece in tutta la sua ricchezza il caleidoscopio familiare dei nostri tempi.

Si è vista all’opera un’idea di famiglia come comunità di affetti, un’idea di libertà delle persone fondata sulle relazioni, sul rispetto dell’altro, sul benessere reciproco. Questa libertà e responsabilità delle persone ogni giorno costruisce convivenza. Vuole rispetto e ha diritto a un welfare all’altezza dei mutamenti avvenuti. Sostegno alle scelte procreative delle donne, parità salariale, congedi familiari, conciliazione, adozioni, di questo dovremmo parlare.

Rimettere in discussone il ddl Pillon

E invece in discussione sono divorzio, legge 194, omosessualità. Ha preso corpo un disegno autoritario che si fa forte della crisi del welfare e vorrebbe offrire a vite fragili e precarie sicurezza paternalistica in cambio di libertà.

Il contratto di governo giallo verde ne è un esempio. In questi giorni i M5S mostrano segni di insofferenza, sembrano prendere le distanze dalla riforma del diritto di famiglia targata Lega. Parlano di ritiro del disegno di legge Pillon. Sarebbe ora. Ma va rimesso in discussione quello scellerato patto di potere fatto con la Lega.

Lì si parla di riforma dell’affido condiviso nel nome della bigenitorialità perfetta. Ancor di più, come a Verona ci ha ricordato Livia Turco, lì si dice, parlando di servizi educativi per l’infanzia, prima gli italiani. Prima i bambini italiani. Vogliono uccidere in culla l’uguaglianza. Ecco le loro famiglie arcigne e razziste.

C’è un nuovo femminismo per un’Europa più democratica e giusta

Ma a Verona abbiamo detto che non ci caschiamo. In tante e tanti, moltissimi giovani. C’è un nuovo femminismo delle ragazze e dei ragazzi che si riconosce in Non Una di meno, con cui bisogna confrontarsi. Appena fuori dalla piazza della stazione il corteo imboccava una strada in cui sventolavano da un balcone all’ultimo piano la bandiera dell’Italia e quella dell’Europa. E la folla passando applaudiva quel balcone europeista.

Quella della destre illiberali è una sfida che attraversa il continente europeo e riguarda la convivenza, a cominciare dalle relazioni tra i generi e le generazioni. Il popolo in piazza sabato scorso è una risorsa per costruire un’Europa democratica e più giusta.

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