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Verini: “Nessuna volontà di mettere il bavaglio alla stampa”

«Le intercettazioni con rilevanza penale o di contesto andrebbero pubblicate integralmente. Ma, se pure si dovesse scegliere la strada del riassunto, l’importante è che si faccia capire perfettamente il senso». Per Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera ( nonché giornalista), non c’è nessuna volontà da parte della maggioranza di mettere bavagli alla stampa. E il decreto del governo non è immodificabile.

Verini, il testo va cambiato?
«Ci tengo a chiarire che ciò che sta circolando è solo una bozza, uno schema di lavoro su cui impostare una discussione la prossima settimana, quando saranno convocate tutte le categorie interessate: magistrati, avvocati e giornalisti».

Però il testo, così com’è ora, ha destato allarmi: non si rischia una limitazione dell’informazione in nome della difesa del diritto alla privacy?
«Assolutamente no, anzi invito i colleghi della Federazione nazionale della stampa a non limitarsi a mandare osservazioni scritte, ma a partecipare di persona agli incontri al ministero della Giustizia. Capisco che il provvedimento, così come è formulato attualmente, possa destare preoccupazioni e timori. Ma non è un testo blindato, ognuno farà le sue valutazioni. Da parte del governo non c’è la volontà di colpire nessuno. Il tempo delle leggi ad personam è finito».

M5S vi accusa di difendere la casta. Cosa risponde?
«È una barbarie, la solita doppia morale grillina: giustizialisti con gli avversari e garantisti con i loro indagati. Penso invece che un uomo pubblico abbia diritto a una privacy un po’ attenuata rispetto a un cittadino normale, ma anche a non vedersi messi in piazza aspetti della sua vita privata senza rilievo penale o di contesto».

Quindi tutto ciò che ha rilevanza penale o c’entra con il contesto dovrebbe essere trascritto per esteso?
«Sì, ma se anche al tavolo di discussione alla fine si dovesse decidere per la sintesi, l’importante è che renda immediatamente il senso del contenuto delle frasi intercettate. Insomma ci deve essere una pienezza di corrispondenza sostanziale. Bisogna trovare una soluzione che eviti fenomeni di voyeurismo, salvaguardando la completezza delle informazioni penalmente rilevanti».

Per lei c’è il pericolo di un eccesso di delega da parte del Parlamento nei confronti del governo, chiamato a decidere su una materia così delicata?
«Conosco il modo cauto e scrupoloso di operare del ministro Orlando e sinceramente non vedo questo rischio».

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