Una donna su tre è stata vittima di violenza fisica o psicologica durante la sua vita – sono le cifre di una pandemia mondiale che attraversa il pianeta. Ma la violenza non è una malattia, e i colpevoli e le società stesse che scelgono di perpetrare atti di violenza possono decidere di fermarli.
La violenza sulle donne è agita dalle mani degli uomini. Ma sono tanti ormai gli uomini che decidono di prendere posizione contro questa violenza. Come quelli che aderiscono alla campagna HeForShe lanciata dalle Nazioni Unite per l’eguaglianza di genere. Perché se questa lotta è stata combattuta dalle donne per le donne, oggi sono gli uomini a dover assumere una battaglia che si combatta insieme.
“In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne aderiamo alla campagna #HeForShe delle Nazioni Unite”. Così la portavoce della Conferenza Donne Pd, Roberta Agostini.
“Le istituzioni possono e devono fare di più – continua Agostini -. In questa legislatura abbiamo approvato leggi importanti, a partire dalla Convenzione di Istanbul, votata all’unanimità e che resta la strategia più avanzata nel contrasto alla violenza e nel disegnare una società di uomini e donne, ma bisogna ancora impegnarsi per attuarle compiutamente.
I dati Istat ci dicono che 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Sono dati drammatici, cosí come quelli sul femminicidio, decine di donne uccise ogni anno e che rappresentano il fenomeno più grave e devastante della disparità tra i sessi.
Per questo, bisogna rafforzare una strategia nazionale, costruire la rete territoriale, investire nella formazione e superare la frammentarietà degli interventi con politiche strutturali e risorse maggiori e più certe per sostenere i centri antiviolenza.
La lotta contro la violenza passa attraverso un cambiamento culturale nel quale sentirci tutti impegnati, donne e uomini, per una parità effettiva, per relazioni nuove fondate su dignità e rispetto. La violenza contro le donne è soprattutto un problema maschile e la campagna #HeForShe chiede questo, che siano gli uomini in prima persona a prendere la parola, perché solo insieme possiamo dire basta alla violenza”, conclude.
Zapatos Rojos – Scarpe Rosse
Arte e memoria collettiva contro il femminicidio
Tutto nasce il 20 agosto del 2009 a Ciudad Juárez in Messico quando l’artista Elina Chauvet espone pubblicamente un’installazione fatta di 33 paia di scarpe rosse che rappresentano la marcia silenziosa di donne scomparse e assassinate. È proprio in quella città, dove a partire dal 1993 centinaia di donne vengono rapite, stuprate e assassinate per il semplice motivo che su questi reati c’è totale impunità, che nasce il termine femminicidio.
Le scarpe rosse mostrano il vuoto lasciato dalle figlie, sorelle, madri e mogli. La marcia è il gesto che traccia il suo cammino in un percorso indefinito e senza tempo. Un simbolo per tutto il mondo.