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Immigrazione, Gentiloni: “Non si risponde chiudendo i confini”

Come affrontare i flussi migratori nel Mediterraneo, come evitare le tragedie in mare e come cambiare l’Europa adottando finalmente un piano unitario d’intervento del fenomeno sono stati i principali punti trattati dal Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, Massimo D’Alema e David Sassoli sul palco centrale della Festa Nazionale de l’Unità in corso di svolgimento a Milano.

Eventi come i naufragi nel Mar Mediterraneo o come l’attualissima tragedia in Austria dove decine di rifugiati sono stati trovati morti in un tir abbandonato lungo l’autostrada orientale A4 tra il Burgenland Neusiedl e Parndorf per il ministro Genitloni sono l’emblema del dramma che stiamo vivendo.
E purtroppo “non esiste una gerarchia tra tragedie perchè basta ricordare come nel Mediterraneo centinaia di persone perdono la vita in base ad una tariffa sui barconi dove chi paga di più ha più possibilità di sopravvivere”.

“La dimensione è drammatica, ne siamo consapevoli soprattutto noi italiani da qualche anno” ha continuato Gentiloni. “Abbiamo fatto molto più per evitare questi drammatici eventi. Certo a chi mi obietta che avremmo potuto fare di più io dico di sì, ma nello stesso tempo ribadisco con orgoglio gli interventi della nostra Marina Militare per prevenire queste sciagure e per portare soccorso ai migranti sui barconi. Oggi noi possiamo presentarci in Europa con la testa alta”.

“Finalmente anche in Europa è arrivata quella giusta preoccupazione che siamo davanti ad un problema serissimo e che per affrontarlo serve un impegno comune da parte di tutti. Ora lo sa anche chi per anni non lo voleva sapere o fingeva di non saperlo”.

“Al fenomeno migratorio non si risponde alzando muri e chiudendosi nei propri confini. Si risponde gestendo la situazione con umanità e facendo una battaglia contro lo sfruttamento dell’immigrazione. Non c’è dubbio che il PD sta unito con un’unica visione su questo obiettivo”.

 

Anche per Massimo D’Alema “ci stiamo confrontando con una sfida drammatica. Vedo due aspetti principali che si intrecciano: il governo dei flussi migratori, un progetto di lungo periodo che può partire da subito con l’abrogazione della Legge Bossi-Fini che tutt’oggi è fonte di immigrazione clandestina e completamente inefficace; una parte della migrazione è necessaria dal punto di vista demografico ed economico. Il rischio è che nei prossimi anni un solo italiano su tre sarà una persona lavorativamente attiva e i restanti 2 pensionati. Certo non la voglio fare facile e semplificare il concetto di immigrazione e di integrazione. Vorrei che nell’agenda del governo ci fosse, per il bene del Paese, la realizzazione di una nuova legge e la conseguente abrogazione della Bossi-Fini, una legge criminogena.

 

“Siamo di fronte ad un’emergenza” ha continuato D’Alema. “In Siria c’è la guerra e chi riesce a scappare non può essere chiamato immigrato. E’ un profugo e ha diritto ad essere salvato. L’Europa fino ad ora ha affrontato questa emergenza senza mai avere un piano. Parliamo di un flusso migratorio in Europa pari a 200mila profughi che rappresentano solo una piccola percentuale della popolazione. Il Libano, un Paese di 6 milioni di abitanti, ha permesso l’entrata di un milione di siriani! Evitiamo di creare l’allarme sociale, la percezione di essere invasi, perché non è così. Fino ad ora l’Europa non è stata all’altezza. Sarebbe l’ora di affrontare la situazione anche dall’altra parte del Mediterraneo e preparare dei posti di accoglienza direttamente nei luoghi di partenza. Si eviterebbero molte tragedie”.

 

“Le parole di Maroni che ha rimproverato il governo italiano di aver recuperato la stiva del barcone affondato nel Mediterraneo hanno un solo significato: fanno schifo!”. Così ha aperto il suo intervento David Sassoli alla Festa nazionale de l’Unità.
“Partiamo da qui, da questo palco per parlare di una nuova Europa da ricostruire. Ha fatto bene Renzi a dire che si possono perdere dei voti parlando d’immigrazione ma che è molto più importante salvare vite umane”.

Da quello che si legge nei giornali sembra che a Bruxelles che non sia successo nulla, ma non è così. La condivisione di uomini e suddivisione di risorse volute con il Piano Juncker sono significativi. Ma la narrazione è stata travisata con un l’Europa è contro di noi. Oggi come PD abbiamo una grande responsabilità: se vogliamo un’Europa diversa dobbiamo avere un partito Socialista diverso. Un vero partito e non una cooperazione”.

 

Come gestire il flusso migratorio. Per Paolo Gentiloni il primo punto da cui partire è la consapevolezza che il fenomeno migratorio è notevolmente più importante ora rispetto al passato. Tra l’altro è un fenomeno non transitorio ma permanente legato alla situazione politica del bacino mediterraneo in continua evoluzione. Parliamo di dimensioni e di carattere permanenti”.

“Le regole di oggi sono state immaginate pressapoco con la caduta del muro di Berlino. La normativa (Convenzione di Dublino) è del 1990 e non sta più in piedi. La definizione di profugo, il diritto d’asilo, la costruzione di canali di migrazione legale e la suddivisione dei flussi devono diventare di carattere europeo e non legati al singolo Paese di accoglienza.
È chiaro che su questa materia la politica si brucia le dita (soprattutto in termini di voti). Noi, PD unico partito progressista in Europa che rappresenta la maggioranza di governo, dobbiamo essere più forti nel dire a testa alta e a livello europeo che c’è bisogno di un regolare flusso migratorio in entrata per il nostro tessuto economico e sociale”.

 

Per D’Alema “la filosofia conservatrice che ha dominato per lungo tempo in Europa continua ad essere ancora dominante in molti partiti progressisti e nella stessa Europa dove ora popolari e socialisti sono al governo. Purtroppo questo è un dato di fatto. Se il riformismo non riesce a produrre più uguaglianza difficilmente possiamo chiamarlo riformismo! Il cocktail di populismo che è presente in Europa ha ancora grande forza. Non è un problema italiano ma devo dire che anche la sinistra italiana è dentro questi parametri”.

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