Lunedì 4 maggio è una data importante. Si entra in una nuova fase dell’emergenza coronavirus. Abbiamo chiesto al sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro di raccontarci come sono stati questi due mesi, qual è il bilancio che lui si sente di tracciare della fase che ci stiamo lasciando alle spalle e quali siano le prospettive, pensando all’immediato futuro. Ne è uscita una interessante chiacchierata, sulle sfide che attendono la sua città e l’Italia nelle prossime settimane.
Sindaco Decaro, la prima fase dell’emergenza si è chiusa con un’enorme perdita di vite umane in una determinata area del Paese e un danno tutto sommato limitato nel resto d’Italia, tra cui nella sua Regione e nella sua città. Come sono stati questi due mesi?
“Sono stati due mesi difficili, in cui però il senso di responsabilità della stragrande maggioranza degli italiani ci ha permesso di diminuire il contagio e di evitare che dilagasse. Bisogna però evitare che passi il messaggio che abbiamo sconfitto il virus, perché non è così. Dal 4 maggio potremo dire di aver superato in gran parte del Paese l’emergenza sanitaria, ma purtroppo continueremo a contagiarci, ad ammalarci e qualcuno purtroppo continuerà a perdere la vita, fino a quando non lo sconfiggeremo con un vaccino. In questi due mesi, soprattutto all’inizio, non è stato facile convincere i cittadini di quelle parti del Paese che non erano colpite direttamente dal virus a rispettare le restrizioni, poi per fortuna tutti hanno capito e quelle restrizioni ci hanno salvato”.
I suoi video, in cui fisicamente presidia la sua città, hanno fatto il giro d’Italia. Come ha risposto la sua cittadinanza e farsi vedere così plasticamente attivo pensa sia stato utile per far rispettare a tutti le regole?
“Ogni volta che guardo quei video un po’ mi vergogno. Non ho né la cultura dell’uomo solo al comando né il fisico dello sceriffo. Ma ho voluto comunque utilizzare questo metodo per spiegare ai miei cittadini che c’erano comportamenti che mettevano a rischio la loro salute e quella delle altre persone. Ha funzionato perché già nei giorni successivi, nei parchi e nelle spiagge, non girava più nessuno. Mi creda, sigillare i parchi e le strade per me, che nel mio primo mandato mi sono speso per pedonalizzare e riqualificare la città, per fare di Bari una palestra all’aperto, non è stato affatto bello. Allontanare le persone dagli spazi in cui le avevo invitate per anni ad andare e ad aggregarsi, per esempio con le reti civiche e urbane, è una cosa che non avrei mai pensato di dover fare”.
Di tutti i suoi video ci ha colpito molto quello in cui cammina per le strade centrali di Bari e alla fine non riesce a trattenere la commozione, vedendole così deserte. Alla fine di quel video disse “andrà tutto bene”.
“Sono sicuro che andrà tutto bene. Quel video è stato trasmesso in diretta e mi sono ritrovato su una strada che è il simbolo della riqualificazione della nostra città, la strada delle persone, dei tavolini all’aperto, che abbiamo pedonalizzato noi. Ero sceso in strada per dimostrare che il lockdown delle 18 stava funzionando, ma mi sono emozionato perché quella era la strada dei ragazzi, dei turisti e vederla così deserta non è stato facile da accettare. Ma poi mi sono ripreso subito e ho ricominciato a combattere per la mia città, sono convinto che non solo Bari, ma il Paese intero, come dimostra la storia italiana, saprà rialzarsi e tornare a camminare anche questa volta”.
A questo punto, dopo due mesi, da lunedì ci saranno le prime misure di allentamento. Cosa si aspetta da questa fase e cosa pensa del dibattito in corso?
“Credo che dobbiamo affidarci ad una cabina di regia che fa delle scelte economiche, alla base delle quali deve esserci il lavoro del supporto tecnico-scientifico. Rischi e tempistiche delle riaperture devono essere chiari, poi ovviamente tutto dovrà essere monitorato provincia per provincia e regione per regione. Se riapriamo di colpo il comitato tecnico-scientifico ci dice che rischiamo di raggiungere un altro picco e quindi di chiudere di nuovo. Noi una riapertura rallentata, a scaglioni, ce la possiamo permettere, due chiusure il Paese non le reggerebbe. Spero anch’io che si possa riaprire più in fretta ma dipenderà molto da ciò che succederà nella prima settimana dopo il 4 maggio”.
In queste settimane, purtroppo, ha colpito lo scontro ricorrente tra Stato e Regioni. Da sindaco e da presidente dell’Anci cosa pensa di questo e ci come invece si sono mossi i Comuni?
“I Comuni hanno fatto una cosa rivoluzionaria, abbiamo ceduto i nostri poteri, cosa che in Italia non fa mai nessuno. Noi avevamo un potere enorme, conferitoci dall’articolo 50 del testo unico degli Enti Locali, che è il potere di ordinanza urgente su materie sanitarie. Avremmo potuto aprire e chiudere a nostro piacimento, e invece la cosa che abbiamo ritenuto più opportuna è stata andare dal presidente del Consiglio e chiedere di sterilizzarci quel potere, per dare la possibilità al governo di assumere le decisioni tramite una cabina di regia. L’unica cosa che abbiamo chiesto alle Regioni è stata quella di non invadere l’autonomia dei sindaci”.
I danni economici derivanti da tutto quanto è successo sono e saranno enormi. Da questo punto di vista, penso al turismo in una Regione come la sua, ma non solo, secondo lei come si può ripartire? Quali sono i provvedimenti fondamentali da intraprendere?
“Risorse per gli enti locali che vivono di uscite e di entrate. Abbiamo perso capacità fiscale e se lo Stato non ci aiuta ci potremmo trovare davanti all’obbligo di interrompere servizi essenziali come i trasporti pubblici o la raccolta dei rifiuti. Poi c’è bisogno di risorse a fondo perduto per le attività, un bonus per negozi di vicinato, bar, ristoranti. Per quanto riguarda il turismo, serve un investimento importante. C’abbiamo messo tanti anni a portare all’attenzione del mondo i nostri borghi, le nostre feste, le nostre sagre, dobbiamo investire per riportare le persone nel nostro Paese. Ma l’investimento più grosso che possiamo fare per la ripresa è una gigantesca opera di sburocratizzazione, in una situazione di emergenza servono risposte di emergenza”.
Si parla tanto della lezione che possiamo imparare da tutto ciò che è successo, dal punto di vista ambientale, sociale, dei rapporti umani. Pensa che sia possibile davvero immaginare che usciremo da questa situazione migliori di come siamo entrati?
“Io penso che quando recupereremo la quotidianità, daremo valenza maggiore a dei gesti che sembravano normali. Recupereremo il valore di molte piccole cose che davamo troppo per scontate. Tutti quelli che hanno costruito finte librerie dietro di sé per fare le dirette video, per esempio, riscopriranno l’importanza e il piacere di leggersi un bel libro”.
Da Immagina