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I nostri emigranti ricordano più di quanto sono ricordati

Appuntamento a Milano con il Dipartimento Italiani nel mondo, nella giornata conclusiva della Festa nazionale de l’Unità, per il Convegno “Senza perderci di vista. Una grande Italia oltre l’Italia” che ha visto la partecipazione di esponenti del mondo dell’imprenditoria e responsabili dell’universo culturale, studiosi delle migrazioni, rappresentanti sindacali e del mondo associativo, parlamentari eletti all’estero, segretari di circolo e di paese del PD all’estero e eletti del PD al Parlamento, nei Comites e al CGIE.

La giornata è stata introdotta e moderata da Eugenio Marino, Responsabile nazionale PD nel Mondo, che spiegando la scelta del titolo con la citazione di una canzone di Ramazzotti che parla di un giovane di nuova emigrazione che parte con il suo carico di ambizioni, sogni e preoccupazioni, ma “senza perderci di vista”, cita una frase di Cataldo Perri “I nostri emigranti ricordano più di quanto sono ricordati”. “E’ quello che succede in Italia e alle sue istituzioni – dice Marino – che pensano a frenare l’emigrazione, ma non si concentrano su chi è già partito” “il Pd invece considera gli italiani all’estero un universo legato al Paese, ma anche una risorsa da mettere in rete”.

 

Fabio Porta, deputato e Presidente del Comitato permanente Italiani nel Mondo e Promozione del Sistema paese ha parlato di tre scadenze importanti per il Parlamento alla ripresa dei lavori: la legge di Stabilità, la Riforma Costituzionale e l’elezione del nuovo Consiglio Generale “Credo – ha detto tra l’altro Porta – che già da questa sede debba partire una sollecitazione a Governo e Parlamento affinchè, a partire da questa finanziaria, con un Governo che può contare su un’Italia tornata a crescere, si torni a far crescere anche i livelli di investimento e di spesa per gli italiani all’estero” “serve una mobilitazione più generale per far capire all’Italia l’importanza della comunità degli italici, integrata con quella degli iscritti Aire. Una comunità in crescita, come confermano dati straordinari: gli iscritti all’Aire hanno superato i 5 milioni, cioè gli italiani all’estero sono più degli stranieri in Italia. Ci sono realtà come quella della Gran Bretagna o dell’Olanda cresciute del 5-8%; il Brasile nel 2014 ha registrato il più 6%” realtà differenti, che parlano sia di vecchia che di nuova emigrazione.

 

“L’anno prossimo – ha proseguito Porta – saranno 10 anni dall’arrivo in Parlamento dei primi eletti all’estero. È quindi il momento di riflettere e di fare autocritica su questa presenza, che può rappresentare molto di più se viene messa in grado di rappresentare 300 milioni di italici, bacino cui dobbiamo rivolgerci per avere un peso specifico nella politica italiana”.

 

E’ quindi intervenuto Piero Bassetti, presidente di ‘Globus et locus’ e autore di ‘Svegliamoci italici’, affermando che “Bisogna prendere coscienza che il mondo è cambiato rispetto a quello che si evocava 100 anni fa; cambia il rapporto tra la mobilità della gente e le istituzioni che presidiano la stazionarietà delle persone”. “I recinti delle frontiere sono ormai antistorici e lo sono ormai istituzioni sacre come la cittadinanza”. “Anche le sacre bandiere vanno prese con un certo distacco – ha continuato – perché non è sventolando le differenze nazionali che possiamo dare un contributo a sistemare il mondo in modo moderno”. “E’ una sfida politica difficilissima, perché assistiamo ad una ripresa dei populismi nazionalisti che in un mondo glocale è paradossale”.

 

Rodolfo Ricci, del Coordinamento del Forum delle associazioni italiane nel mondo, è intervenuto ricordando come tra il 1990 e il 2002 ci furono progetti concreti, nel campo della formazione, finanziati e promossi da Farnesina e Regioni di cui l’Italia non ha saputo raccogliere i frutti, lasciando giovani, preparati nel nostro paese, a imprese estere.

 

La responsabile del Coordinamento delle Consulte regionali Silvia Bartolini ha parlato del rapporto tra Stato, regioni, cultura e impresa, ricordando che il Coordinamento da lei diretto, con la partecipazione ormai di 13/14 regioni, è un punto di riferimento per 3500 associazioni nel mondo, lamentando però la sempre minore attenzione della politica a questa materia e la frammentazione degli interventi che riducono le potenzialità delle associazioni.

 

Gilberto De Santis, coordinatore del Ce.Pa. ha posto l’attenzione sui patronati, presenti in 40 paesi nel mondo con oltre 1000 uffici e ha sottolineato che a suo parere “la frammentazione non è un ostacolo ma è una grande ricchezza. Importante è la sinergia tra soggetti”.

 

Il responsabile nazionale PD Esteri e parlamentare Enzo Amendola ha parlato delle novità delle proiezioni geopolitiche non solo dell’Italia ma europee, di come lo schema internazionale, molto più libero che in passato, libero dalle gabbie delle alleanze, richieda un rapido riposizionamento del nostro paese.
“La legge sulla Cooperazione è stata cambiata e dopo molto tempo, con la legge di stabilità, i fondi sulla cooperazione avranno un notevole incremento”. Affrontando il tema della rete burocratica dell’Italia nel mondo ha parlato di riforme più ragionate rispetto al passato per una rete leggera, in movimento ma più intelligente, perché la nostra presenza nel mondo c’è sia come cultura italiana ma anche, specie con le nuove generazioni, come presenza nelle culture dei paesi in cui i nostri connazionali vivono. Citando i tanti incontri con gli imprenditori italiani nel mondo ha auspicato un salto di qualità della nostra politica estera ricordando come a Tunisi, accanto al circolo PD intitolato a Maurizio Valenzi, si raccolgano 800 imprese italiane e tanti italiani pensionati che hanno scelto di emigrare per vivere bene con una piccola pensione.

 

Il direttore di Rai Italia Piero Corsini ha fatto il punto sui programmi del suo periodo di gestione, dicendo che nella Rai c’è un fortissimo interesse per i temi internazionali e auspicando che i nuovi vertici dell’azienda possano confermare e incrementare questa attenzione.

 

La mattinata è stata conclusa da Donato Di Santo, già sottosegretario agli esteri e attuale coordinatore delle Conferenze Italia-America Latina, che ha parlato degli oriundi, 30 o 40 milioni, del fondamentale contributo dei paesi sudamericani per l’assegnazione dell’Expo a Milano, della mediazione del papa argentino nell’apertura tra Usa e Cuba, dell’emigrazione di ritorno. Ha ricordato il prossimo viaggio di Renzi a Cuba, Perù e Colombia e ha auspicato che, nell’ambito dell’ottava Conferenza Italia-America Latina, tra i vari forum, da Eugenio Marino e dal PD sia proposto il primo degli italo-latinoamericani.

 

La seconda parte della giornata si è aperta con un tributo al lavoro e ai sacrifici italiani nel mondo e con la presentazione del libro di Toni Ricciardi “Morire a Mattmark” per i 50 anni dalla tragedia in cui, il 30 agosto, dal crollo del ghiacciaio vennero travolti 88 operai, di cui 56 italiani. Citando l’articolo di Dino Buzzati sul Corriere della Sera, Ricciardi ricorda come quella fosse una pagina dell’emigrazione della provincia italiana; nel secondo dopoguerra la Svizzera da sola attrae il 50% del flusso migratorio dall’Italia; ancora oggi gli italiani lì sono la prima comunità di emigrati.

 

Intervento quindi Francesco Cerasani, segretario del circolo PD di Bruxelles, che entra nel dibattito sul “nuovo modo di concepire il partito, perché è necessario lavorare in rete, per noi che siamo lontani è fondamentale la connessione, vanno messe in rete le esperienze a beneficio di tutti per garantire una partecipazione più larga”. “ Una nuova forma partito, un nuovo modo di fare militanza: c’è bisogno di rete reale e di rapporto constante e frequente con il partito e con gli eletti, non possiamo sapere dell’Imu dalle agenzie di stampa e o da facebook. Il partito nuovo deve essere tale da pensare con noi all’estero. Serve ora un passo nuovo anche nel rapporto col Governo”.

 

Christian Di Sanzo, segretario circolo PD di San Francisco e ricercatore: “rappresento la nuova emigrazione e da noi si vedono anche nel Comites grandi cambiamenti generazionali.
Cervelli in fuga, brutta definizione, ma il mondo accademico deve girare, bisogna fare esperienze all’estero; preoccupiamoci invece di attrarre cervelli e docenti esteri nelle nostre università, sprovincializzandola. Non si deve auspicare il rientro, ma l’internazionalizzazione” “Mettiamoci nell’ottica di attrarre cervelli. La nuova emigrazione è difficile da coinvolgere nella politica e le elezioni dei Comites sono state un fattore cruciale per aggregare; i giovani all’estero non ne possono più di una politica fatta solo di parole, vogliono fatti concreti e proposte”.

 

Dopo un saluto di Cecile Kyenge, europarlamentare che interviene sulle tematiche delle migrazioni di oggi, prende la parola Grazia Tredanari, coordinatrice dell’intercomites svizzero che ha ricordato come in Svizzera il Comites sia passato da 17 a 7 eletti “Speriamo di compensare la quantità con la qualità e di essere ascoltati di più.” “La faccia dell’emigrazione è molto varia, ma continua ad avere le stesse problematiche: i frontalieri, l’assistenza sociale, i lavoratori considerati quelli che rubano il lavoro, le frontiere, le espulsioni. Ristrutturiamo i campi di azione degli organismi, così da remare tutti nello stesso senso”.

 

Massimo Picciani, del PD Parigi, ha ripreso il tema della forma partito “Come partito, eletti all’estero e circoli, abbiamo svolto un’azione meritoria, ma servita a tappare i buchi, l’Imu insegna: c’è stata carenza di linearità, che poi si riscontra quando dobbiamo parlare agli iscritti”, “Il partito deve essere un canale di strumenti di protezione, ma anche di formazione e informazione da chi è partito a chi è in Italia”, mentre Massimo Ungaro, presidente dell’Assemblea iscritti del PD nel Regno Unito ha raccontato “A Londra stiamo ricevendo 2000 ragazzi italiani al mese, sta emergendo una comunità italiana molto diversa da quella degli anni ’90 e 2000 dove si arrivava per studio e per certi tipi di lavoro. Ora da un paio di anni si sta tornando a un’emigrazione simile a quella dei primi anni ’50, famiglie intere che arrivano senza conoscere la lingua. Noi come circolo ci siamo presentati ai Comites con una lista che ha avuto 5 seggi su 18, per sostenere questa nuova comunità. Ora affrontiamo due sfide: combattere la politica migratoria scellerata di Cameron e del suo governo e affrontare il referendum sull’Europa del settembre 2016”.

 

La parlamentare Laura Garavini ha fatto un bilancio molto positivo della prima metà della legislatura “In sintesi il primo risultato molto rilevante del nostro Governo e anche di noi Parlamentari eletti all’estero, almeno alla Camera, è che abbiamo contribuito fattivamente a ridare un nuovo “standing internazionale” al nostro paese. Il che non è solo una questione sentimentale.” È la base concreta per contare politicamente di più a livello europeo e mondiale. Ma, ha anche degli effetti economici positivi. Più fiducia nell’Italia, significa anche più fiducia da parte del mondo economico. Certo è solo un tassello, ma il fatto che il vento in Italia stia cambiando, che l’Italia stia di nuovo diventando un Paese serio agli occhi del mondo, anche del mondo economico, lo si vede già adesso nell’incremento degli investimenti stranieri in Italia, che hanno conosciuto un’impennata proprio in questi ultimi mesi.”

 

Gianni Farina, deputato, testimone diretto della tragedia di Mattmark, ricorda come due anni prima fosse avvenuta, con il disastro del Vajont,una tragedia simile e opposta, che vide “salvi” dall’inondazione della diga tanti emigrati da Longarone, che persero lì famiglie e amici. Parla della retorica delle baracche che era un dramma non solo degli emigrati, ma dei lavoratori senza diritti, sfruttati, che vivevano in condizioni disperate. Inoltre una citazione per il commovente incontro a Zurigo su Matera che ha visto grande partecipazione popolare anche di cittadini zurighesi.

 

“In Italia c’è una visione sbagliata dell’emigrazione: all’estero c’è voglia di capire cosa sta succedendo in questo Paese, e c’è la soddisfazione morale e civile del recupero dell’immagine dell’Italia”, e cita a questo proposito non solo il governo Renzi, ma anche Prodi e Monti.
“Non viviamo un bel momento delle organizzazioni degli italiani all’estero: le elezioni dei Comites sono stati un disastro sul piano della partecipazione, ci hanno detto però che è scattata la scintilla per ripensare la rappresentanza.“ “Ora tocca al Cgie, ma non devono arrivare i soliti“.

 

Alessio Tacconi interviene come “italiano che vive all’estero più che come parlamentare” e parla di un “senso di smarrimento perché, dopo anni di conquiste c’è stato un indebolimento verso le nostre comunità. Non si è vista una politica unica, seria, decisa verso le comunità all’estero.” “C’è ancora tanto da fare e qual è l’idea della rappresentanza consolare e diplomatica del nostro paese la deve avere il PD, che è il maggior partito rappresentato all’estero e in parlamento, e poi attuarla con il nostro governo.” Perché “Il PD ha il dovere e la forza per dare le giuste risposte.”

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