Una sconfitta di tutto il centrosinistra, Pd in testa. Che accade ora?
«Ci sono sconfitte che bruciano, come quelle dell’Aquila e Genova, vittorie importanti come Taranto, Lecce e Padova. E’ comunque un voto amministrativo parziale con un’alta percentuale di astenuti. Al primo turno il M5S è rimasto fuori e il centrosinistra ha avuto un leggero calo. Il centrodestra invece si riprende, ma a trazione leghista. Non trarrei valutazioni politiche complessive se non una».
Quale?
«C’è un elettorato di centrodestra a forte guida leghista con forti sovrapposizioni grilline come si è visto in questi giorni sul tema dell’immigrazione e dello ius soli. Si sta coagulando un blocco di destra sovranista dove il Pd è l’unico argine. Questo è il vero pericolo da considerare».
Lei pensa che i voti grillini siano andati più a destra che a sinistra?
«A Genova il M5S ha chiesto al proprio elettorato di votare per il candidato di destra. Vedremo i flussi. Per ora è una sensazione derivante dalla comunanza di opinioni su alcuni temi, come l’immigrazione e anche la considerazione che hanno dell’Europa. Nelle prossime settimane valuteremo come sono andati e dove i voti».
È un risultato che vi spingerà a rivedere anche eventuali accordi a sinistra?
«Nella grandissima parte dei comuni dove si è votato il Pd ha sostenuto candidati insieme a tutte le forze classiche del centrosinistra. Sarà una riflessione che faremo insieme. L’avanzare della destra leghista e grillina mi sembra abbia schiacciato Forza Italia come si è visto al primo turno».
Pensa che i candidati del centrosinistra abbiano pagato anche le continue polemiche interne ed esterne?
«Dovrebbe esserci un principio generale. Ovvero che la compattezza e lo stop alle polemiche interne dovrebbero essere dati acquisiti. Si potevano soprattutto evitare discussioni interne al Pd e degli altri con il Pd. Lo dico senza animosità , perché è quello che chiedono i nostri militanti che vogliono un partito compatto ed unito che non si metta a fare polemiche sterili».
Genova è la città più importante che passa a destra perchè perde un candidato di coalizione. Questo e altri risultati possono far riaprire un confronto sul sistema proporzionale alla tedesca?
«Penso sia prematuro. Ora occorre fare una valutazione caso per caso. Genova è un dato importante, ma ce ne sono tanti altri più piccoli che hanno un peso. Un turno amministrativo non può però influire sulla scelta della legge elettorale anche perché le percentuali di partecipazione al voto sono ben diverse».
Lei pensa che anche Pisapia e Mdp dovrebbero fare una riflessione sull’opportunità di una competizione tutta a sinistra?
«Faremo tutti una valutazione sul voto quando avremo tutti i dati compresi quelli dei comuni sotto i 50 mila abitanti”.
Ripercussioni sul governo?
«Assolutamente no. Questo è stato un voto molto parziale e i ballottaggi lo sono ancora di più perché chi non trova sulla scheda la coalizione o il sindaco che ha votato al primo turno, spesso non si reca nemmeno al seggio. La valutazione va fatta sulle amministrazioni locali e poi vediamo come è andata anche nei comuni dove non è fatto l’exit poll».