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Guerini: “Sì al confronto con Pisapia, le chiusure arrivano da loro”

Sarà pur vero che ora ci ha messo il timbro Beppe Grillo, ma tutti questi razzi sparati contro l’accordo sul tedesco non piacciono a Renzi e compagni. Per questo il coordinatore del partito Lorenzo Guerini manda un colpo di avvertimento: «Per noi è essenziale che ci sia la tenuta delle quattro forze maggiori».
 
Altrimenti che succede?
 
«Abbiamo rinunciato a molte delle nostre posizioni per arrivare ad un accordo condiviso, ma è evidente che se qualcuno si dovesse sfilare saremmo costretti a trarne le conseguenze. Ovvero, senza l’accordo dei quattro gruppi più ampi non ci sarà una nuova legge. In altre parole, l’intesa è possibile solo se nessuno si sfila. Senza l’accordo di tutti noi non andiamo avanti».
 
Che prospettive offre il sistema tedesco perii Pd se non le larghe intese con Berlusconi?
 
«Intanto il Pd si deve posizionare come forza larga di centrosinistra, aperta, capace di convogliare forze, energie e personalità che non siano ascrivibili esclusivamente al suo perimetro. Le larghe intese si evitano grazie a quanti più voti una grande forza come la nostra riuscirà a prendere. E comunque ricordo che grandi coalizioni ci sono già state anche con una legge maggioritaria».
 
Non ritiene possibile un’alleanza di centrosinistra con Pisapia?
 
«Prima di tutto, il Pd è il centrosinistra, lo abbiamo pensato e costruito apposta. Dopodiché, una volta fatte le elezioni ci confronteremo con il quadro delle forze parlamentari che emergerà dal voto. E noi non ci siamo mai sottratti al confronto. Mi pare che le chiusure arrivino da loro».
 
Ma lei crede che reggerà l’intesa con i 5Stelle sul «tedesco»?
 
«Facciamo un appello alla serietà a tutti, a partire dai 5stelle, continuando con Forza Italia e Lega. Andiamo avanti con pazienza e determinazione per raggiungere il risultato, c’è un lavoro proficuo in commissione che sta procedendo bene. Sapendo che una legge elettorale è frutto di un’intesa in cui ciascuno rinuncia a parte delle proprie posizioni per giungere ad un approdo condiviso».
 
Si possono eliminare le pluricandidature e le liste bloccate?
 
«Sul primo punto nessuna preclusione, così come siamo disponibili sul principio che chi vince il collegio debba avere il suo seggio. Il listino proporzionale invece è parte di questo sistema, perché consente l’attribuzione in senso proporzionale dei seggi. Le scelte devono essere in sintonia con le sentenze della corte che richiedono la possibilità da parte degli elettori di riconoscere chi stiano votando, in liste corte, stampate sulla scheda».
 
Farete scegliere i vostri candidati agli iscritti o elettori Pd?
 
«È un tema aperto, lo vedremo una volta approvata la legge».
 
Veltroni dice che così si torna agli Anni 80. Vale la pena solo per strappare tre mesi di anticipo su una tornata elettorale?
 
«Stiamo discutendo della legge elettorale, non della data del voto. Poi credo che a nessuno sfugga come l’esito referendario del 4 dicembre, unitamente alla sentenza della Consulta sull’Italicum, abbia già determinato sul piano politico e formale un impianto più proporzionale. Noi abbiamo spinto per un sistema maggioritario, ma abbiamo trovato muri alzati da tutte le parti, sia dai 5Stelle e Fi, che da Ap e Mdp. Non si può imputare al Pd una responsabilità che non ha».

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