Onorevole Guerini, Mdp ha rotto con Pisapia e Pisapia con Mdp. L’aspettate a braccia aperte?
«Guardiamo con grande rispetto al dibattito all’interno delle altre forze politiche nel quale il Pd non vuole interferire. Siamo interessati a costruire un campo largo e inclusivo, alternativo alla destra e ai Cinquestelle e siamo pronti a incontrare chi è interessato a questo progetto. Chi lo sarà troverà nel Partito Democratico un interlocutore serio e disponibile».
Quelli di Mdp sostengono che Pisapia finirà per fare l’ancella in un’alleanza che va da Alfano a Renzi, passando per Calenda. Come fate a garantirgli che non avrà questo destino?
«Mdp alza il livello della polemica per provare a nascondere il naufragio repentino del progetto cui era impegnato. A Mdp faccio due domande. Come si fa a pensare di costruire il centrosinistra prescindendo dal Pd? Non crede Mdp che il suo atteggiamento finisca per favorire la destra e i grillini? Dopo di che, non mi appassiona questa discussione sulle sigle. Le alleanze si fanno sui programmi e sulle proposte che si avanzano per il Paese. Confrontandosi sui contenuti si definirà il perimetro dell’intesa».
A proposito di contenuti, Pisapia dice che è stato un errore abolire l’articolo 18 per i neoassunti.
«Rispetto l’opinione, ma non sono d’accordo. In ogni caso i numeri dicono che il Jobs act ha prodotto risultati estremamente positivi: quasi un milione di persone hanno trovato lavoro. E comunque io sono più interessato a ciò che unisce il nostro campo».
Ma c’è un’altra questione che non unisce: la leadership. Pisapia preferisce Gentiloni a Renzi e chiede le primarie di coalizione.
«Non mi appassiono al gossip. E sulle primarie, mi lasci dire, se c’è un partito cui non debbono essere insegnate quello è il Pd, che ha scelto il proprio leader con il voto di due milioni di italiani. Quel leader si chiama Matteo Renzi».
Già, ma se nascerà la coalizione è giusto o no fare le primarie?
«Intanto lavoriamo sui contenuti e per questo il Pd farà la sua conferenza programmatica a fine mese, poi sulla base di questi costruiremo le alleanze. Ogni giorno ha il suo affanno».
Il Rosatellum, la nuova legge elettorale, non permette le desistenze. Ciò condanna il Pd alla sconfitta nei collegi uninominali o ci sono contromisure?
«La contromisura è fare una bella campagna elettorale con candidati autorevoli nei collegi e noi, a differenza di altri, li abbiamo. Parleremo al Paese, ricorderemo come abbiamo trovato l’Italia e come la riconsegniamo agli italiani dopo 4 anni di governo del Pd: la crescita si sta rafforzando e i posti di lavoro crescono. Le elezioni si vincono sulla credibilità delle proposte e il Pd ne ha molte da mettere in campo».
I Cinquestelle dicono che il Rosatellum è un colpo di Stato.
«Inviterei a misurare le parole che si pronunciano, se se ne capisce il significato. Il Pd sta dando ancora una volta prova di serietà. Su quella legge c’è il consenso dei 2/3 del Parlamento ed è un atto di responsabilità per rispondere ai cittadini e ai numerosi appelli del capo dello Stato a dotare il Paese di una legge elettorale coerente».