Riaprire il dibattito parlamentare dopo la lunga pausa post-elettorale e mettere al centro il tema della sicurezza. Declinata in termini assicurativi, contributivi e salariali. Sulla delicata questione della tutela dei riders, anche il Partito democratico è al lavoro. La deputata Chiara Gribaudo, membro dell’Ufficio di presidenza, insieme alla collega Alessia Rotta si sta occupando della questione, seguendo le iniziative del territorio, dalla carta dei diritti di Bologna al tentativo del presidente del Lazio Nicola Zingaretti di elaborare un quadro normativo regionale.
Le forme contrattuali applicate dalle multinazionali del food delivery sono diverse, come si garantiscono tutele omogenee?
«Spostando il focus sui diritti dei lavoratori a prescindere dalla tipologia contrattuale. La legge 81 de1 2017, nota come Jobs Act del lavoro autonomo, prevede una serie di tutele che posso essere applicate ai riders come la maternità e la malattia, ma anche il sussidio di disoccupazione».
L’idea che i riders possano essere considerati “subordinati” è ormai da accantonare?
«La sentenza di Torino sul caso dei sei dipendenti di Foodora che sostenevano di essere stati licenziati lo ha escluso. In Italia c’è una tendenza a “ghettizzare” i lavoratori non assunti, una tendenza sbagliata ma non si può non riconoscere che il mondo del lavoro cambia molto rapidamente e la flessibilità cresce».
Di Maio oggi ha incontrato i riders a Roma, il primo incontro in veste di ministro del Lavoro. Cosa gli chiedete voi del Pd?
«Di mettere la commissione Lavoro della Camera in grado di ripartire al più presto affrontando questo tema come stava già facendo con il governo Gentiloni. Per 88 giorni c’è stata una sosta forzata».
Quale è la priorità per voi?
«La sicurezza: è un tema molto delicato che riguarda molti settori, penso ad esempio all’edilizia. Serve un’assicurazione pubblica Inail garantita per tutti i lavoratori a prescindere».
Sul fronte della retribuzione? Si parla di salario minimo, lo si può rendere operativo?
«Ancora una volta si deve effettuare un ribaltamento di posizione, in Italia il salario minimo esiste solo in presenza di un contratto nazionale. Per tutti gli altri è una chimera. Si può ipotizzare una paga oraria minima, che preveda una componente aggiuntiva del 10% per quelli della gig economy in considerazione della richiesta di flessibilità e disponibilità che viene chiesta».
Come valuta la proposta del reddito di cittadinanza?
«La sua applicazione sembra difficile. Per come lo leggiamo in questi giorni sui giornali: che fine farà la Dis-Coll? Saranno aperti gli sportelli per gli autonomi nei centri per l’impiego? Spero che Di Maio, visto che condanna le riforme del passato, non commetta l’antico errore di dividere di nuovo il lavoro e i suoi diritti in camere stagne. Sarebbe una brutta retromarcia».