Riforma costituzionale, semplificazione amministrativa, dalle province alle città metropolitane, infrastrutture, questi i temi principali affrontati sul palco centrale della Festa nazionale de l’Unità 2016 dove Enrico Costa, Guglielmo Epifani e Riccardo Nencini hanno partecipato al dibattito “Il governo dei territori, nuove architetture”.
Per il ministro Costa “il percorso che si sta per concludere con la riforma costituzionale ha lo scopo di mettere in asse il sistema sul rapporto tra lo stato e le autonomie locali. Siamo davanti alla sfida per l’affermazione del Senato come Camera delle Autonomie locali, una sfida iniziata tanto tempo fa dove la creazione delle città metropolitane è solo un tassello sebbene importantissimo. L’articolo 116 comma terzo parla proprio di concessione di maggiore autonomia agli enti locali, negli spazi consentiti dalla Costituzione. In altre parole alcune specificità regionali possono essere trattate direttamente dai territori. Questo è un passaggio chiave non solo geografico ma, soprattutto, culturale. Vogliamo una semplificazione che non mette solo insieme i comuni, ad esempio, ma mette a sistema un paese che cambia restando legato al territorio. Non si procede a nessuna fusione senza una base comune nei territori
Per Nencini “dentro la globalizzazione servono collocazioni territoriali più robuste e omogenee. Se continuiamo a lavorare con un numero di comuni alto e ‘tagliato’ come erano le diocesi cristiane medioevali non andiamo da nessuna parte. Con circa 15 enti che agiscono sul territorio e con l’indefinitezza delle province non si possono dare risposte concrete alle difficoltà in cui versano oggi le infrastrutture italiane. Le città metropolitane sono il perno su cui costruire l’Italia del domani perché rappresentano il centro di conoscenza e opportunità di lavoro e di sviluppo. La città rende liberi”.
“In Italia – ha continuato Nencini – i due terzi del traffico aereo italiano passa per i soli scali di Fiumicino, Fiumicino e Venezia. Questo non significa che occorre eliminare i 107 aeroporti italiani ma che bisogna mettere a sistema e razionalizzare le infrastrutture nazionali. Lo stesso discorso vale anche i porti e il trasporto su rotaia. Per questo ribadisco la necessità di lavorare sul territorio e semplificalo”.
Per Epifani “tutti i dati ci dicono che le molle dello sviluppo sono nelle mani e nei governi degli enti locali. I modelli di sviluppo più forti nel mondo sono basati sulle aree urbane perché più dinamiche e più propense allo sviluppo. Basta pensare che i 2/3 degli investimenti pubblici in Italia passano per gli enti locali. Questo fa capire come il territorio e lo sviluppo sono legati in maniera indissolubile. La riforma costituzionale deve tenerne conto. Certo, il processo di riforma è complesso e ambizioso e ha ancora qualche difficoltà e problemi irrisolti. Non possiamo perdere troppo tempo su cavilli della riforma perché questo fa fermare il processo stesso e ci fa dimenticare il perché è necessario fare la riforma. Il problema non è spendere le poche risorse che si hanno ma come spenderle per migliorare. Nell’era della globalizzazione, non siamo solo cittadini del mondo ma siamo cittadini del nostro territorio dove cresce il senso di appartenenza, la cooperazione perché il territorio è il luogo dove si riparte per crescere dopo la crisi. C’è da fare di più e c’è da fare di meglio”.