“L’avvicendamento al MAXXI è la cartina di tornasole della fame di potere che ha segnato la gestione di Sangiuliano al ministero della Cultura. Le persone che sono state nominate dal ministro non vengono giudicate idonee dalla stessa maggioranza a ricoprire ruoli gestionali, neanche temporaneamente”. Così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della camera, Irene Manzi, che invita il presidente Mollicone a programmare rapidamente l’audizione del nuovo ministro Giuli per l’esposizione delle linee programmatiche del ministero.
“Siamo in stallo da troppo tempo – aggiunge Manzi – il Parlamento è stato totalmente estromesso in tutta questa vicenda: alla
 Camera Giuli avrà anche il modo di chiarire alcuni aspetti ancora molto poco chiari, a partire dalle nomine fatte in fretta e furia da Sangiuliano prima di dimettersi, alla governance di Ales, e a tutti i contorni dell’organizzazione del G7 Cultura”.
All’indomani della sostituzione di Sangiuliano, per la triste vicenda Boccia, al Ministero della Cultura, emerge il cosiddetto “caso nomine”: 18 consulenti della commissione che deciderà quali film potranno esser finanziati con i 50 milioni di contributi pubblici. Nomi d’area, amici, parenti e fedelissimi, si legge sulla stampa, indicati dal ministro in uscita subito prima di lasciare il dicastero.
Al MAXXI intanto, regna l’incertezza. Raffaella Docimo, odontoiatra e docente a Tor Vergata, componente anziano del consiglio della Fondazione MAXXI e dunque indicata come reggente, viene data in odore di rinuncia. Candidata, non eletta, in lista alle Europee per volontà di Arianna Meloni, arriva nel CdA del MAXXI proprio su indicazione di Sangiuliano, di cui è amica sin dal liceo.