Io dico che Roma può permettersi le Olimpiadi, con i suoi 170.000 nuovi posti di lavoro, la mia avversaria dice di no. Io dico che Roma può permettersi di rinegoziare il debito per abbassare le tasse; lei dice di no.
Io dico che Roma può permettersi il nuovo stadio, rispettando i principi di trasparenza, sicurezza, legalità, lei dice di no. C’è una cosa che però Roma non può permettersi: un’altra avventura in Campidoglio. Io metto a disposizione la mia storia, la mia idea, la mia competenza. Perché, per cambiare una città, non basta uno slogan: devi saperlo fare.
Il voto ci dice tante cose. Ci parla di una Roma sfiduciata in cui, specie nelle periferie, ha prevalso un voto di protesta. Ci ha parlato di un partito in difficoltà in alcune aree della città ma capace di reagire; di una campagna elettorale che è piaciuta ed è andata crescendo; di una lista civica da subito in campo, capace di intercettare l’attenzione degli elettori. E, ancora, di presidenti di municipio che hanno governato bene, di un impegno di donne e uomini sul territorio. Se torniamo indietro solo di qualche mese, insomma, i numeri di domenica sera ci appaiono per quel che sono: come un «mezzo miracolo». Un risultato frutto dell’impegno di tantissimi che voglio ancora ringraziare.
Ora, si riparte da zero. È questo lo spirito con cui vanno affrontati i giorni che ci dividono dal ballottaggio. Saranno giorni di lavoro incessante per convincere gli indecisi, per aiutare a far capire la qualità della nostra offerta politica, per far conoscere i volti e le storie delle persone che con noi lavorano e lavoreranno. Saranno giorni in cui noi faremo capire che la nostra squadra è già in campo mentre quella di Virgina Raggi ancora non la conosciamo. Saranno giorni in cui spiegheremo perché le nostre priorità di governo sono quelle concrete e giuste a fronte di un programma vago e a tratti surreale come quello dei Cinque Stelle.
Saranno giorni in cui noi saremo in tutta la città, in cui non smetteremo di convincere i cittadini ad andare a votare o a tornare a farlo per il nostro partito; giorni in cui il Pd mostrerà la sua voglia di riscatto, di rivincita.
Ringrazio gli oltre 315 mila romani che ci hanno votato, dobbiamo ora chiedere a tutti loro di mobilitarsi per il ballottaggio. E dobbiamo soprattutto convincere gli indecisi, quelli che non hanno votato, quelli che hanno scelto la protesta e quelli che hanno votato Marchini, Fassina o Meloni. Tutto questo con un obiettivo chiaro: vincere. Si può fare? Certo. Basta guardare alle rimonte già avvenute e quello che è appena successo in Austria per convincersene. Il punto di cui dobbiamo essere convinti è chiaro e va tenuto nitidamente in testa: questo secondo turno è una partita diversa, con regole diverse. I romani dovranno scegliere il loro sindaco, il candidato migliore per risollevare la nostra città con quel mix fatto di carattere, esperienza, idee, squadra. Penso sia questo il vero vantaggio competitivo del Pd. Ed è proprio questo che dobbiamo far capire ai romani nei prossimi giorni. Perché siamo solo noi che possiamo dare a questa città cambiamento e competenza. Solo noi possiamo guidare Roma nei prossimi anni e aiutarla affinché riprenda il suo posto nel Mondo. Da oggi non ci sono i partiti, le preferenze. Ci siamo solo io e Raggi. Ci sono la mia storia e la sua.
Ci sono le mie idee e le sue. Ci sono la mia squadra e (non) la sua. Il momento della rabbia e della protesta è finito. Adesso dobbiamo scegliere di consegnare il destino della nostra città a una persona, la più capace.