“Siamo stati chiari nel condannare l’avventura militare, ma oggi lo siamo altrettanto nel dire che vendette, epurazioni, violazioni dello Stato di diritto sono inaccettabili. La porta dell’Europa rimane aperta per una Turchia democratica, ma le scelte delle autorità turche saranno decisive perché non si chiuda”. Cosi’ il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in un’intervista al Corriere della Sera, tornando sul fallito golpe in Turchia.
“Abbiamo commesso errori, dieci anni fa non ieri. Chiudere allora la porta ad Ankara – spiega – non ha aiutato l’evoluzione in senso positivo del Paese e non fu certo l’Italia a farlo. Oggi il messaggio deve essere molto netto: con la stessa chiarezza con cui abbiamo respinto l’intervento militare, dobbiamo respingere ogni involuzione autoritaria”.
Non c’è il rischio che per salvare l’intesa sui profughi saremo costretti a fare sconti sul piano dei diritti umani e della democrazia? “Io penso il contrario e cioè che ogni slittamento in senso anti-democratico avrà conseguenze negative per l’intesa sui rifugiati. Su questo dossier l’Italia ha sempre denunciato una certa miopia europea: ci fu un tempo in cui l’esperimento turco parve a tutti come un modello possibile di islam moderato e democratico, che avrebbe meritato più apertura e incoraggiamento. Mi auguro che la stessa miopia non si applichi ai Balcani: ricordo che oggi si avvia formalmente un negoziato su alcuni capitoli per l’adesione della Serbia”, conclude.