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Le sfide della sinistra nel disordine mondiale

L’ Europa, le nuove sfide per la sinistra e le differenze di opinione sulla strada da percorrere per il Partito Democratico: questi sono stati i principali argomenti trattati nel dibattito sul palco centrale della Festa nazionale dell’Unità a Catania tra il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e Massimo D’Alema.
Per Gentiloni la sinistra europea si trova in grande difficoltà perché non riesce a trovare le risposte da dare al futuro. “Se la scelta è quella di una svolta conservatrice, protezionista e chiusa, questa sinistra avrà ancora più difficoltà nei gli anni avvenire”.

“Difendere il protezionismo e il blocco dell’immigrazione – ha continuato il ministro – significa difendere l’idea americana di Trump e così facendo non si va da nessuna parte. C’è una grande aspettativa che non può essere delusa, rispondiamo in positivo alle sfide a cui siamo davanti”.

 

Per Massimo D’Alema, “assistiamo ad una crisi profonda delle grandi forze politiche che hanno rappresentato la storia europea del dopo guerra e che sono state protagoniste della creazione dell’Unione. La contrapposizione tra destra e sinistra oggi non è più il perno della politica europea con la crescita impetuosa dei movimenti anti establishment impropriamente chiamati populisti con il loro crescente sentimento anti-europeo”. Il bipolarismo storico è concluso e con esso l’equilibrio che c’era. La destra e la sinistra europea subiscono il fascino dei movimenti anti establishment. “Stiamo vivendo un mutamento radicale dello scenario politico europeo e più in generale alla crisi della politica europea. Renzi si è presentato in Europa come elemento nuovo di rottura con il passato traducendo in issues (“io sono il protagonista della rottura della politica tradizionale”) la crisi della tradizionale politica europea. Il PD però ora sembra che si stia comportando come un partito politico “normale” e lo stesso vale per Renzi, la novità si è affievolita dalle elezioni europee ad oggi”.

 

“Certo è vero che i problemi sono evidenti – ha risposto Gentiloni – ma è altrettanto vero che la sinistra sta soffrendo di più rispetto ad una destra che riesce a galleggiare sulle ondate populiste. La lettura data da D’Alema su Renzi in realtà viene da molto lontano: Walter Tocci 25 anni fa a Roma scriveva che i voti della sinistra diminuivano andando dalla periferia verso il centro. Oggi è esattamente il contrario! Dare la colpa oggi a Renzi è assoluta demagogia non tiene conto dell’evoluzione degli ultimi 20 anni. Renzi è il tentativo di rispondere al problema non la sua radice. Oggi in Europa si guarda all’esperienza italiana di Renzi con grandissima speranza e aspettativa. L’errore da evitare è quello di creare divisioni all’interno del PD. Il PD è l’unico partito dove è possibile fare un dibattito aperto come quello che facciamo ora a Catania, un partito composto da una comunità democratica dove ognuno fa la sua parte. Lavoriamo perché la famiglia resti unita. Sono preoccupato dalla tendenza folle di tentare a sfasciare il PD”.

 

Per D’Alema sono stati persi molti voti nelle ultime elezioni. “Molti dei nostri simpatizzanti non votano Renzi o non votano affatto: si è creata una frattura sentimentale” nel nostro popolo. Lo spirito della frattura, la “rottamazione delle persone” sono nati con il nostro segretario. In passato, aldilà delle idee politiche, c’è sempre stato rispetto tra i leader e i dirigenti della sinistra. Questo rimprovero a Renzi, la novità della violenza della rottura della vecchia politica a partire dal proprio partito.

 

“Io trovo molto singolare – ha risposto Gentiloni – come molti dirigenti del nostro partito proprio queste ultime elezioni abbiamo voluto disimpegnarsi dal fare campagna elettorale e dallo stesso partito. Nella mia storia con il PD non ho mai immaginato di disimpegnarmi solo per il fatto di aver perso il congresso, non ho mai pensato a rompere con il PD solo per il fatto di non trovarmi nella maggioranza. Fare questo significa mettere a repentaglio le fondamenta del PD andare contro l’ABC del comportamento all’interno ad un partito”.

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