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‘Futuro italiano: imprese e lavoro insieme’

Alle 20.30, al palco centrale, ‘Futuro italiano: imprese e lavoro insieme’ con Giuliano Poletti, Annamaria Furlan, Luca Busi. Modera il dibattito Roberto Mania.

 

In ‘Italia riparte’ ci sono bonus a go go, cosa pensa il ministro, cosa è stato fatto veramente? Poletti risponde che “bisogna guardare quali sono le fondamenta che abbiamo costruito e da dove partivamo. Abbiamo dato un taglio di affidabilità al nostro Paese in Europa. Il numero più importante che poco viene sponsorizzato è l’aumento degli investimenti internazionali passati da 15 a 75 miliardi. Noi abbiamo fatto una prima importante azione: ricostruire la credibilità di questo Paese. Nella riforma del lavoro, ci siamo presi la responsabilità di fare le cose, dopo anni di immobilismo.

 

Veniamo da tantissimi anni in cui non si è mai deciso a sufficienza, si è fatto finta che il problema non ci fosse e abbiamo messo tasse ad hoc per risolvere i problemi, schiacciando l’apparato produttivo. Mentre il resto del mondo stava cambiando, noi abbiamo usato troppo la parola “difendere”. Bisogna prendersi la responsabilità di fare delle scelte. Basta ricordarsi due numeri: nel 2013 abbiamo perso l’1,9 del Pil. Da quando stiamo al governo invece il Pil è positivo, anche se meno di quanto vorremmo. Però abbiamo 580 mila posti di lavoro in più. Abbiamo 300mila co co pro in meno e di questo ne sono felice”.

Sulle risorse Poletti ha chiarito: “Le risorse per le riforme annunciate ieri da Renzi le troveremo nel bilancio del nostro Paese perché noi abbiamo in maniera molto impegnativa già fatto le nostre scelte. Abbiamo fatto le riforme che c’eravamo impegnati a fare, da quella del lavoro e tutte le altre. Riforme – ha continuato il ministro – che ci hanno dato un tasso di credibilità nei confronti dell’Europa certamente nuovo e diverso rispetto al passato e ci hanno consentito di chiedere all’Europa di usare meglio e di più le nostre risorse, in una logica che non può essere quella dell’austerità ma quella della crescita”.

E ancora: “Pensiamo di avere fatto buone politiche di bilancio, i conti li abbiamo tenuti sotto controllo e il nostro debito non è aumentato. Abbiamo sotto controllo la finanza pubblica e insieme a questo vogliamo fare investimenti”.

 

E’ vero che l’Italia riparte? Risponde Furlan dicendo che “questo è un Paese che da tanti anni ha bisogno di ripartire e che non ha sciolto alcuni nodi strutturali. Noi paghiamo errori antichi ed anche negli anni della crisi i governi non hanno affrontato le priorità. Vedo un cambio di passo che registro positivo e nella prossima finanziaria si vedrà se si cambia marcia. Abbiamo bisogno di affrontare rapidamente il tema della banda larga che deve essere appannaggio di tutti. Dobbiamo rimettere al centro il tema del lavoro. Il tema del Job Act è servito a stabilizzare il lavoro, ma il nuovo lavoro quello per i 3 milioni di disoccupati, solo la crescita lo può determinare.

 

Inoltre per tante Finanziarie ci sono stati tanti tagli in informazione ricerca e innovazione, ovvero i tre strumenti principi. Quindi bisogna ripartire da questi fattori cambiando anche il rapporto con l’Europa. Registro che il governo italiano rimette in discussione alcune logiche europee, ma dobbiamo mettere in discussione anche lo Statuto economico europeo. Investendo non si allarga il debito ma si crea lavoro.

 

Il termine “insieme” ultimamente diventa un tema positivo. Insieme stiamo cercando di creare un sistema previdenziale che risponda ai bisogni di 3 generazioni: i giovani, i lavoratori lontani dalla pensione e gli anziani. Stiamo cercando di condividere un modello contrattuale che renda protagonista il lavoratore e la lavoratrice. Anche dove ci sono ancora degli scogli da superare: contratto pubblico, mobilità della scuola, lavoriamo insieme “,ha esortato.

 

C’è un cambiamento di passo? Busi afferma che “il cambio di passo è stato troppo leggero. C’è un Centro Nord che è ripartito ed un Meridione che è crollato, la media ci porta a questa ‘ripresina leggera ’ che ha deluso tutti. Ci aspettavamo tutti molto di più per quanto riguarda il costo del lavoro, i contratti a tempo determinato, gli apprendistati , le pensioni. C’è sempre un confine che viene spostato, la formazione ad esempio è la parte più importante nelle aziende, quindi bisogna riprendere ad investire in questo. Inoltre abbiamo bisogno di una occupazione sana che vada di pari passo con gli investimenti”.

 

 

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