Sulla vicenda dei 600 euro destinati alle partite iva richiesti da parlamentari e consiglieri regionali si è già detto molto. Credo che occorra far sentire anche la voce di chi milita volontariamente, gratuitamente e per spirito di servizio nei partiti politici.
Viviamo ormai da alcuni anni in un contesto di delegittimazione dei partiti, tale da averne impoverito il ruolo. Così, chi rimane con una tessera di partito intasca osi dedica a gestirlo ai livelli locali sa di fare una cosa controcorrente e di dover invertire la tendenza al discredito con il proprio buon esempio. Un parlamentare e un consigliere regionale che usino ogni mezzo per incrementare le proprie entrate mensili sono uno schiaffo in particolare nei confronti di quei tanti attivisti che non hanno nessuna contropartita economica per il proprio impegno civile. Ciò ferisce tanto più perché si rischia, in questo modo, di delegittimare una intera classe politica, a discapito della democrazia. Non è d’altronde giusto che i singoli eletti nelle istituzioni principali del Paese possano arricchirsi anche utilizzando questi piccoli mezzi mentre i partiti politici sono a rischio chiusura nei vari territori.
Un parlamentare e un consigliere regionale che usino ogni mezzo per incrementare le proprie entrate mensili sono uno schiaffo nei confronti dei tanti attivisti che non hanno nessuna contropartita economica per il proprio impegno civile
Abbiamo conosciuto negli ultimi anni varie indagini su forme di finanziamento illecite (la più importante forse è la pista che ha condotto a identificare risorse dell’Ucraina per la Lega di Salvini). Meglio sarebbe introdurre forme misurate, controllate, e pubbliche di finanziamento all’attività politica, che consenta anche ai più modesti e ai non eletti di farla liberamente. Meglio sarebbe introdurre forme di regolazione delle lobby per rendere più trasparente i meccanismi di finanziamento anche privato alla politica.
Su questo bisognerebbe aprire una discussione seria ora, se si vuole che le piccole mediocrità umane così vivacemente condannate in questi giorni servano a qualcosa di più che a nutrire uno svogliato dibattito ferragostano.
Paolo Furia, sgretario regionale PD Piemonte su La Stampa