“Raccontiamo l’Italia. Turismo e cultura motore della crescita”, questo il titolo del dibattito che si è svolto sul palco della Festa Nazionale de l’Unità dove, moderati da Federica Fantozzi hanno partecipato il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, la responsabile Cultura del PD Lorenza Bonaccorsi e Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino.
Venti nuovi direttori ai musei principali italiani, il perché della filosofia della riforma culturale.
“È una notizia emersa il 18 agosto trovando una cassa di risonanza maggiore proprio nei giorni di vacanza” ha dichiarato il ministro Franceschini. In realtà quelle nomine sono il frutto di una riforma iniziata un anno fa, un piccolo pezzo di un quadro più generale che punta alla valorizzazione della bellezza italiana. Siamo in un sistema ancora molto arretrato: solo un decimo dei musei italiani è di proprietà dello Stato ma i numeri sono scarsi per quanto riguarda la presenza di bar, di ristoranti, di bookshop e di luoghi dove leggere e informarsi. Insomma di tutti quei servizi che servono a valorizzare il museo. Questi sono senza un badget, senza uno statuto, senza autonomia. La nostra riforma punta a correggere queste lacune, a investire e dare miglioramenti a tutto il sistema museale”.
“Sulle nomine dei direttori dei principali musei italiani abbiamo immaginato che la selezione internazionale fosse la scelta migliore. Al concorso hanno partecipato 1200 esperti dove oltre alla presentazione del curriculum hanno avuto un colloquio personale con noi presentando il loro progetto di rilancio per il museo. La nostra scelta è stata di grande professionalità. Le polemiche sono assolutamente provinciali o solo per aver un po’ di spazio sui giornali”.
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Anche per Christian greco le polemiche sono “provinciali. Anni fa quando ho vinto il mio concorso per dirigere il museo di Amsterdam, nessun olandese si è lamentato che un italiano potesse essere il direttore del loro museo. La ricerca è la chiave di lettura del nuovo percorso che abbiamo intrapreso, la ricerca come presupposto della cultura. Il mio orizzonte è quello di ricostruire il museo egizio in 10 anni, facendo ricerca e valorizzando attraverso le fellowship internazionali l’importanza dei nostri patrimoni. La legge della riforma però non mi trova d’accordo sui limiti temporali forse troppo limitati: il miglioramenti e la riforma culturale si potranno vedere dopo almeno 10 anni”. Questo non significa avere carta bianca per continuare a tempo indeterminato ma vedere i frutti del proprio lavoro in lasso di tempo più congruo.
Il deficit di personale e il nodo sindacati: come risolvere le difficoltà nel mondo dei beni culturali.
“Stiamo scommettendo sul principio che la cultura e il turismo sono i motori della crescita” ha detto Lorenza Bonaccorsi. “Nella scontro tra tutela e valorizzazione vogliamo superare la contrapposizione di chi dice la tutela del patrimonio artistico non si tocca e chi dice bisogna solo valorizzarlo. Il sistema è fermo da troppi anni, le riforme vanno integrate per portare a maggiore flessibilità. Scene come quelle di Pompei non fanno bene”.
Per Franceschini “il percorso di cambiamento può creare posti di lavoro e crescita economica. La tutela del patrimonio è un principio costituzionale, oggi abbiamo l’occasione di aggiungere la valorizzazione al sistema culturale. Le potenzialità sono enormi. Purtroppo dentro il mio ministero ho trovato molte resistenze da parte dei sindacati: scene come quelle di Pompei fanno un danno all’immagine solo all’Italia ma lo fanno anche allo stesso sindacato. La norma vigente impedisce di fare nuove assunzioni finché non sono stati assorbiti tutti gli eccessi a livello provinciale. Se ci sono resistenze è la prova che si sta facendo un grande cambiamento. Una norma vecchia di 30 anni fissa rigidamente il rapporto tra numero di custodi e numero di sale espositive uno a due, indipendentemente dalla disposizione degli spazi, da come sono fatti i locali, dal contenuto. Se non si rispetta questo parametro, le sale chiudono. Ma in questi decenni sono cambiate anche le tecnologie, gli strumenti di controllo. Ogni museo potrà decidere in base alle propria struttura e alle opere che ha”. Idem per gli orari. “In Italia tutti i musei sono aperti per 11 ore, più che all’estero. Chiudono alle 19, alle 20. Ma un conto è un museo con prenotazione e code, un altro quello che fa tre o quattro visitatori”. ”.
Art Bonus e nuove idee per incentivare la cultura.
L’Art bonus è un incentivo fiscale ai privati per interventi sul patrimonio pubblico. “È un bonus che non ha tetto – ha dichiarato il ministro Franceschini. Sta funzionando bene, soprattutto nei comuni, grazie allo sforzo di imprese piccole e medio piccole. Tra le grandi imprese, a parte Unicredit, non c’è stato lo stesso interesse. Oltre all’aspetto fiscale, grande importanza ha l’aspetto pedagogico di integrazione tra pubblico e privato, qualcosa che non ha mai fatto parte nella tradizione italiana. Il crowdfunding non è ancora entrato nel nostro modo di vivere e incentivare la cultura. I soli musei dello stato italiani hanno fatto molti più visitatori dei 5 più grandi musei del mondo. Ora c’è un’inversione di tendenza anche perché è noto che, come italiani, quando andiamo in vacanza eravamo soliti visitare i musei famosi quando non eravamo mai entrati nel museo sotto casa. “Auspico che le detrazioni fiscali legate agli investimenti nell’arte non scendano al 50 per cento, come previsto dalla norma sull’art bonus sperimentale, ma “rimangano al 65 per cento”, con una modifica ad hoc introdotta nelle legge di stabilità e votata dal parlamento.
Per la Bonaccorsi “siamo da anni prigionieri tra tante contrapposizioni. Una di queste è quella tra pubblico e privato. La strada da intraprendere è quella di mettere più energia come PD nel comunicare meglio come stiamo intervenendo nel cambiamento della cultura in Italia. L’altro asset è quello di introdurre nuove tecnologie che permettano maggiore interazione e appeal con gli spettatori”.
Parlando della propria esperienza, Christian Greco ha fatto notare come “il museo di Torino è una fondazione dove pubblico e privato funzionano bene insieme perché entrambi credono nel nostro progetto scientifico. Cultura e conoscenza fanno parte dello stesso progetto di crescita. È la ricerca che permette di tutelare e valorizzare il proprio patrimonio: garantisce lo studio e il mantenimento delle opere d’arte per poi proporre allo spettatore delle novità che lo attraggano ancora di più”.
Siria e la guerra ai beni dell’umanità.
“Vengono distrutti quei bene perché rappresentano il simbolo di una cultura di diversa. Tutto viene enfatizzato sui media per poi nascondere che quello che non va distrutto viene messo sul mercato nero per finanziare l’Isis. L’Italia è stata la prima a proporre un’azione comune a livello internazionale sulla tutela del patrimonio mondiale. Salvare la cultura è un dovere di tutta la comunità internazionale”.
“Siamo davanti ad un attacco alla nostra civiltà” ha dichiarato Lorenza Bonaccorsi. “Servirebbero i caschi blu della cultura ma prima di tutto capire bene la drammaticità di questo scontro di civiltà perché sia tutta la comunità internazionale ad intervenire con decisione”.