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Fiano: “A Milano prevale l’etica della responsabilità, il direttore del PAT si dimetta”

Emanuele Fiano non parla solonelle vesti di parlamentare pd ma anche di figlio di genitori «entrambi in una casa di riposo, non li vedo da un mese e mezzo».

Al papà Nedo, scrittore e sopravvissuto ad Auschwitz, Fiano dedica non di rado post e fotografie molto belle sui social. Un legame fortissimo, per ora interrotto solonelsenso della presenza fisica.

Innanzitutto, qual è la loro situazione?

«Non dirò in quale residenza sono assistiti, ma per fortuna è una struttura che si è organizzata per tempo, con le dovute precauzioni e protezioni per lavoratori e ospiti. Ma ovviamente sento molto questa vicenda del Trivulzio e delle altre residenze. Sono luoghi incentrati sulla fiducia: noi figli gli affidiamo ciò che di più caro abbiamo, riponiamo loro un pezzo della nostra stessa vita. Ci aspettiamo quindi grande cura e attenzione».

Non è stato così al Trivulzio?

«La magistratura dovrà dircelo, ma intanto vedere la Guardia di finanza che entra in quella struttura mi ha fatto una grande impressione. È un fatto terribile, anche perché a Milano l’etica della responsabilità è sempre stata considerata un qualcosa di serio e deve continuare ad esserlo. Invece ho visto molta confusione e mancanza di chiarezza sui numeri e sulle procedure seguite».

La responsabilità di quanto è avvenuto di chi è?

«Politicamente è della Regione Lombardia. Non ha capito per tempo che il pericolo di contagio in quelle strutture era altissimo. La cura e il controllo dovevano essere massimi, come per gli ospedali, se non di più. Il massimo dell’incoerenza è stata la famosa delibera dell’8 marzo, con la follia di pensare che fosse possibile isolare i malati degli ospedali mandati nelle Rsa, trasformandole in luoghi di tragedia. E questo nulla toglie all’eroismo di chi ha lavorato e lavora ancora oggi con le persone anziane nelle residenze, anche a rischio della propria vita».

Secondo lei il direttore generale del Trivulzio, Giuseppe Calicchio, dovrebbe fare un passo indietro?

«Sì, sarebbe un gesto molto milanese, ad opera di chi ha avuto responsabilità direttive. Le denunce fatte da infermieri e personale sanitario sono ben circostanziate e sono fatti avvenuti sotto la sua direzione».

Il Comune di Milano non ha un ruolo in questa vicenda?

«È stato incaricato un magistrato valido e di peso come Gherardo Colombo per far luce, senza risparmiare nessuno. Mi è sembrato un passo importante segno di una precisa volontà. Piuttosto a me stupisce molto ciò che ha detto l’assessore regionale Giulio Gallera giorni fa, sostenendo in pratica che le Rsa sono “strutture private”, per cui se non facevano mettere le mascherine era una responsabilità loro. Ma come, improvvisamente il privato accreditato, fiore all’occhiello della cultura amministrativa del centrodestra, è diventato una realtà a sé stante, senza controllo? La Regione, con la sua commissione di “auto-inchiesta”, mostra da sola che il proprio modello ha fallito».

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