«Sul tema del femminicidio bisogna mettere da parte le divisioni politiche e le polemiche da campagna elettorale e collaborare tra partiti su obiettivi comuni. Come noi facemmo durante il governo Berlusconi, quando Mara Carfagna era ministro alle Pari opportunità e votammo la legge sullo stalking».
Così Francesca Puglisi, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, replica alle dichiarazioni rese da Mara Carfagna, parlamentare di Forza Italia e leader del partito a Napoli, in un’intervista al Mattino.
«Nei governi che si sono succeduti dal 2013 a oggi c’è stato un serio attivismo di tutto il Parlamento e la commissione d’inchiesta che presiedo sta raccogliendo i dati sulle attività svolte da tutte le Procure».
Senatrice Puglisi, è mancato il coordinamento contro la violenza di genere?
«Tutt’altro: la cabina di regia esiste, eccome. È stata istituita nel 2015, nell’ambito del Piano nazionale straordinario sulla violenza di genere, dall’allora ministra Maria Elena Boschi, oggi sottosegretaria, che continua a presiedere il dipartimento Pari opportunità in seno alla presidenza del Consiglio».
Come lavora quest’organismo?
«Attraverso tavoli tecnici in cui siedono tutti gli attori istituzionali, compresi i centri antiviolenza e l’Osservatorio nazionale».
Quanto è pesata la mancanza di un ministro per le Pari opportunità ?
«Fu un errore, lo ha ammesso lo stesso Matteo Renzi. Ma nel 2015 il governo diede la delega al ministro Boschi che oggi continua a guidare quel dipartimento. Dal 2013 a oggi sono tante le cose realizzate dai governi che si sono succeduti».
Quali?
«Dalla ratifica del protocollo di Istanbul al via libera al decreto 119 sul femminicidio e la violenza di genere che rafforzano le misure di prevenzione e introducono aggravanti e la custodia cautelare. Anche nella legge sulla “Buona scuola” sono previste azioni di sensibilizzazione per i docenti e interventi in tutte le classi».
E i nodi della formazione?
«È infondata l’accusa di averne trascurato i piani: dal 2013 al 2016 abbiamo stanziato ben 70 milioni».
E le critiche della Corte dei conti?
«Sono rivolte al meccanismo di assegnazione dei fondi dalle Regioni agli Enti locali. Effettivamente alcune Regioni hanno speso poco e male. Con il nuovo bando da 10 milioni, pubblicato nei giorni scorsi, tutto ciò sarà evitato. Un milione andrà alle associazioni che si occupano dell’educazione dei maschi maltrattanti».
Intanto i femminicidi dilagano…
«La Commissione d’inchiesta che presiedo al Senato mira proprio al monitoraggio delle norme e delle azioni realizzate nel corso della legislatura. Abbiamo inviato un questionario a tutte le Procure generali e alle Corti di appello per verificare l’applicazione delle norme. Sotto la lente ci sono i dati di utilizzo delle misure cautelari, l’allontanamento dalla casa familiare e le altre misure spesso disattese. Intendiamo capire quante volte i magistrati hanno fatto ricorso a tali leve di prevenzione, quanti sono gli arresti in flagranza di reato, quanti gli allontanamenti da casa comminati. Anche il Csm sta verificando se sono stati creati i pool di magistrati previsti dalla legge».