“In Birmania si profila un risultato storico dopo quasi mezzo secolo di governo dei militari. Se i primi dati fossero confermati, si va verso una vittoria della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi”. Così in una nota Enzo Amendola, responsabile Esteri del Pd.
“Il popolo birmano vuole voltare pagina e scommette sulla libertà rappresentata dalla lotta trentennale del Premi Nobel. Bisognerà aspettare i prossimi giorni per vedere confermato il risultato – continua – e poi si aprirà per San Suu Kyi e la sua gente un cammino irto di ostacoli per fare uscire il Paese dalla povertà estrema e dall’ingiustizia imposte negli anni passati con la violenza e le armi”, aggiunge.
“Sarà una transizione difficile, che deve vedere tutta la comunità internazionale al fianco del popolo birmano e della sua nuova classe dirigente. Questo è il compito anche di tutti i democratici”, conclude Amendola.
Aung San Suu Kyi: è vittoria di tenacia, fede in libertà e democrazia. Importante per stabilità e del sudest asiatico #Birmania
— Debora Serracchiani (@serracchiani) November 9, 2015
Felice per Aung San Suu Kyii e per il suo popolo, le saremo ancora accanto C’è ancora una lunga strada #Myanmar2015 pic.twitter.com/a5CUEwmEHW — valeria fedeli (@valeriafedeli) November 9, 2015
“Una vita spesa per la libertà del proprio Paese, perché prevalesse la pace, il dialogo, la non violenza. Libera o in carcere, tra la sua gente o ai domiciliari Aung San Suu Kyi non ha mai tradito se stessa, la sua moralità, e oggi il suo popolo l’ha premiata con la vittoria ormai certa della Lega nazionale per la democrazia”.
Così la vice presidente della Camera, Marina Sereni commenta le notizie dal Myanmar.
“La leader dell’opposizione birmana sta invitando, in queste ore, i suoi sostenitori alla prudenza – continua – perché è difficile prevedere come reagiranno i militari e se e come sarà possibile coinvolgere nella svolta democratica il partito Usdp, sostenuto dall’ex giunta militare, e le minoranze etniche”.
“Nel 1990, Aung San Suu Kyi, fu arrestata e rimase in carcere 15 anni. Myanmar e i militari oggi non sono quelli della Birmania di allora, e lo dimostra anche l’affluenza alle urne che ha sfiorato l’80%, ma la prudenza è necessaria e lo sguardo della comunità internazionale verso questa svolta è essenziale. La forza di questa donna apparentemente gracilissima – conclude – possono ora regalare al popolo birmano e alla regione una stagione del tutto nuova di pace e democrazia”
Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, infine vinci. Trionfo di #SanSuuKyi è di tutti quelli che ci hanno creduto. #Myanmar
— Andrea Marcucci (@AndreaMarcucci) November 9, 2015
#AungSanSuuKyi ha vinto. Finalmente la #democrazia potrà affermarsi in #Birmania . Orgogliosa come donna e come parlamentare europeo — Simona Bonafè (@simonabonafe) November 9, 2015