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Felice: Col Coronavirus rischiamo di perdere la prosperità. L’Europa cambi passo

Il Coronavirus sta trascinando l’economia in una crisi mondiale. In Italia, che già cresceva a stento, si annuncia una nuova caduta del Pil: la quarta, in dodici anni, dopo quelle del 2008-2009, del 2012-2013 e gli ultimi due trimestri del 2018, con il precedente governo. Dall’Unità a oggi, mai l’economia italiana aveva vissuto un periodo così prolungato di crisi e stagnazione. Tanto più che negli ultimi vent’anni noi siamo sempre stati il Paese con i più bassi tassi di crescita, nel mondo avanzato. Il nostro declino dura ormai da una generazione.

 

Bisogna quindi essere franchi: il Coronavirus piomba in una fase di fragilità pre-esistente, per motivi strutturali. E forse vale la pena chiederci cosa sarebbe successo con un governo sovranista: quale sarebbe stato l’isolamento del nostro Paese, quanto più difficile poteva risultare il necessario raccordo con l’Europa, a che livelli assai maggiori sarebbe schizzato lo spread. Per fortuna invece l’Italia oggi gode, in una crisi che davvero non ha precedenti, della solidarietà di tutta la comunità internazionale. Ed è anche per questo che abbiamo potuto varare in pochissimo tempo misure imponenti, la più grande manovra infra-annuale dal 1992 a oggi, senza strappi con i nostri partner europei e in fondo senza provocare il panico dei mercati.

 

Camminiamo su un sentiero molto stretto. Da un lato dobbiamo dare sostengo a imprese, lavoratori, famiglie, come il Governo e i nostri ministri stanno facendo lavorando ininterrottamente. Dall’altro dobbiamo evitare, in questi giorni e in queste ore, di far sprofondare l’Italia in una vera e propria crisi finanziaria, dagli esiti imprevedibili perché si sommerebbe a quella sanitaria, economica, sociale. Finora ci siamo riusciti, evitando fughe in avanti o polemiche montate ad arte, e vorrei che riflettessimo tutti sull’importanza di questo risultato. No, davvero non è più il tempo della demagogia. Il PD è innanzitutto la grande forza che vuole farsi carico di questo: serietà di fonte agli italiani; e un rapporto positivo con l’Europa, vitale per superare i momenti drammatici.

 

Ma c’è di più. In fondo è accaduto altre volte nella nostra storia, che proprio nei periodi più bui gli italiani trovassero le energie per uno scatto di sistema, meravigliando il mondo. Così è stato negli anni novanta dell’Ottocento, quando dopo lo scandalo della Banca Romana e la sconfitta di Adua, Bava Beccaris e trent’anni di mancato sviluppo, il giovane Stato seppe cambiare politica e ci fu il primo decollo industriale. Così è stato dopo l’abisso del nazi-fascismo, quando una nuova classe dirigente democratica creò una delle costituzioni più belle del mondo e riuscì a garantire decenni di crescita, che ci hanno condotto finalmente alla prosperità. Ora che la prosperità rischiamo di perderla, noi siamo davanti a una sfida simile.

 

Questo è il terzo dei grandi tornanti della nostra storia. Ma per farcela, abbiamo bisogno di affrontare per davvero i nodi di fondo della nostra economia. Come principale forza di governo, nel paese, il PD vuole essere quella grande comunità politica che, innanzitutto per vocazione (la lotta alle disuguaglianze e la spinta all’innovazione), ma poi anche per forza e radicamento, può e deve affrontare la sfida: investire nell’istruzione e nella ricerca, nell’ambiente, nella sanità pubblica; continuare a riformare il fisco, per alleggerire i lavoratori e le imprese e scoraggiare le rendite; semplificare e rinnovare la pubblica amministrazione, anche per sbloccare le opere pubbliche sul serio, senza rinunciare alla tutela del territorio e ai diritti delle persone.

 

Più in generale, rimettere l’Italia in cammino su un nuovo modello di sviluppo, per competere nel mondo grazie all’innovazione e alla qualità, tornando a dare così certezze ai giovani e più diritti ai lavoratori. Non solo. Noi, che l’Europa vogliamo migliorarla e non certo abbatterla, diciamo non solo che la Bce dovrà dare tutto il sostegno necessario, come fatto in passato; ma che su questo anche l’Unione deve cambiare passo, aprendosi finalmente a politiche espansive per contrastare la recessione. Noi siamo la forza che vuole salvare e rimettere in sesto l’Italia, oggi e anche domani. E proprio in virtù della bontà delle nostre proposte per l’Italia, offriamo all’Europa un nuovo patto: andare avanti tutti insieme sulla strada dell’integrazione, superare le diffidenze e anche le paralisi del passato, per governare la globalizzazione e salvare così i diritti e le nostre società aperte. Altra soluzione non c’è, davvero. E anche questa è una lezione che viene dal coronavirus

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