“E’ responsabilità della politica contrastare le discriminazioni nei confronti delle donne: affrontare il linguaggio e le immagini che veicolano gli stereotipi sulla donna, come stiamo facendo qui oggi grazie alla Presidente della Camera Laura Boldrini, vuol dire applicare davvero quella straordinaria piattaforma di progettazione sociale che è la Convenzione di Istanbul, che ad esempio all’art. 17 responsabilizza esplicitamente anche i mass media, nel rispetto della loro indipendenza, a partecipare all’elaborazione e all’attuazione di politiche per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto della loro dignità e differenza di persona di sesso femminile”.
Lo ha dichiarato la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli intervenendo alla Camera nel convegno “Non siamo così. Donne, parole, immagini“, nella Sala della Regina.
Dopo aver ricordato il lavoro svolto in Parlamento, in particolare al Senato sulla riforma della legge elettorale, “dove si è introdotta sia la norma antidiscriminatoria nei capilista che la doppia preferenza di genere, perchè agire sulla rappresentanza di genere vuol dire migliorare la nostra democrazia”, Valeria Fedeli ha concluso: “Anch’io ancora oggi vengo chiamata spesso ‘il’ vicepresidente, ma è una forma di violenza, di non riconoscimento del tuo corpo, della tua persona, per questo mi impegnerò per portare a conoscenza del Presidente del Senato la scelta della Presidente Boldrini di scrivere una lettera alle deputate e ai deputati, invitando tutti a una maggiore attenzione nell’uso delle parole e dare un buon esempio di civilta’, perchèla condivido e perché questa importante battaglia culturale si vince insieme”.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, aprendo il convegno ha ribadito: “Il linguaggio è importante perchè deve riconoscere la donna nel suo percorso negli anni. Se oggi le donne sono ai vertici delle Istituzioni, delle aziende, rivestono ruoli importanti è perchè stato fatto un percorso, quindi bisogna declinare al femminile questi incarichi. Non è vero che è cacofonico, anzi è anche corretto grammaticalmente farlo”. “.
“Se suona male – ha proseguito – è perchè non siamo abituati, la lingua cambia con la società, la nostra società è cambiata, quindi è giusto che cambi anche il linguaggio, è solo una resistenza culturale, ma noi cerchiamo di aiutare per superarla”.
Boldrini ha ricordato di aver inviato una lettera a deputati e deputate “chiedendo di attenersi nel linguaggio con l’attenzione di genere, come istituzione dobbiamo anche essere un riferimento per il Paese. Ho chiesto che si utilizzi la declinazione al femminile, quando ci si rivolge ad una donna. E’ opportuno che i ruoli siano declinati rispettando il genere”.
Citando appunto la Guida dell’Accademia della Crusca “ogni incarico può essere declinato al femminile, Non farlo è un paradosso linguistico. Anche perchè si arriva a dire il ministro è incinta oppure il ministro porta il marito e il figlio con sè. Certo ci sono tante cose importanti nel femminile, il lavoro sicuramente è la situazione più centrale, perchè se si escludono le donne dal mondo del lavoro si perdono dei punti di Pil”.
A questo proposito Boldrini ricorda uno studio del Fondo monetario internazionale in base al quale “di media l’esclusione delle donne dal mondo della produzione costa il 15% potenziale di pil”. Inoltre “se la donna lavora è più libera e se è più libera può anche decidere di rifiutare la violenza.
Credo che tutto si tenga, una cosa lega l’altra, fa tutto parte dello stesso pacchetto, che è un pacchetto riconoscimento, pacchetto diritti, un pacchetto di chi chiede appunto un rispetto per essere donna, per svolgere una funzione nella società, di Non essere rappresentata in un modo completamente falsato”.
A questo proposito, conclude Boldrini, “bisogna lavorare anche sulla pubblicità, perchè quella pubblicità dello stereotipo anni ’60 Non ci restituisce più il ruolo che noi abbiamo nella nostra società.