La sfida europea che si chiama “Made in”. “La costruzione di una solida politica industriale, nel nostro Paese, non può fare a meno di una costante opera di riforme che sostengano le condizioni di merito, e di contesto, della corretta competitività della nostra industria. Così Valeria Fedeli, Vicepresidente del Senato, su Il Sole 24 Ore.
Scandalo Volkswagen. “Se c’è una lezione che dobbiamo essere in grado di apprendere è proprio l’urgenza di una concorrenza leale e di una chiara reciprocità nelle regole del commercio internazionale. Ad essere in gioco sono soprattutto le idee stesse di cittadinanza e di Europa, perché l’obbligo di rintracciabilità delle origini incide direttamente su quel rapporto di fiducia tra consumatori e imprese su cui si fonda l’identità di donne e uomini d’Europa.
È una libertà di scelta, quella dei consumatori, che presuppone la conoscenza dell’origine e della composizione dei prodotti, e a garantire questa libertà, come dimostra anche il caso Volkswagen, non sono sufficienti dei buoni piani di marketing: occorrono la trasparenza, la corretta informazione e la sicurezza che solo con una seria certificazione di qualità possono essere tradotti in fiducia e prospettive di sviluppo sostenibile”.
È un dovere che tutti insieme dobbiamo assolvere, inoltre, nei confronti delle tante imprenditrici e dei tanti imprenditori che in questi anni di crisi hanno saputo resistere, e soprattutto innovare, nel pieno rispetto delle regole e della legalità.
Dati sulla crescita confortanti. “Sono molti i dati degli ultimi mesi che ci confortano sulla crescita e sull’occupazione, e l’affermarsi del Made in Italy, ma perché si possa rendere strutturale l’avanzare nella competizione sui mercati globali è indispensabile un sistematico contrasto alle contraffazioni, incentivando da un lato le innovazioni e la ricerca industriale e, dall’altro, appunto, lo sviluppo dei sistemi di tracciabilità dei processi produttivi”.
La dimensione europea dell’Italia. “Questo è il messaggio che deve passare. L’Italia è in prima linea in questa battaglia di civiltà, perché siamo consapevoli che la dimensione europea è la nostra dimensione naturale per competere puntando su crescita, buona occupazione, sviluppo sostenibile, rispetto dei diritti e reciprocità delle regole; solo così potranno essere superate le assurde divergenze interne ai paesi europei, imposte soprattutto dal Nord Europa. Divergenze che si dimostrano sempre essere, prima o poi, controproducenti per tutti”.