Voti del centrodestra per Chiara Appendino, neutralità della sinistra, crisi economica e povertà, ma anche investimenti e progetti di sviluppo per Torino. Subito dopo il secondo confronto tv con la sua sfidante (il terzo e ultimo match è in programma martedì prossimo) Piero Fassino è in pieno rush per il ballottaggio del 19 giugno.
Sindaco, a Torino ci sono davvero 100mila persone in povertà?
«Questa è una strumentalizzazione lanciata da Chiara Appendino, così si usano i poveri in chiave elettorale accreditando cifre come quella dei 100mila poveri che né la Caritas né altri hanno mai fatto. Ma andiamo al di là dei numeri. È evidente che la crisi colpisce in modo diverso a seconda delle categorie sociali e delle condizioni di lavoro e di reddito. Ed è altrettanto vero che le fasce più basse o in condizione di precarietà di lavoro e di vita soffrono maggiormente».
Uno studio di Confcommercio ha evidenziato come negli anni della crisi, dal 2002 al 2014, le famiglie povere in Italia sono molto cresciute passando dal 3,5% al 5,7% della popolazione. Come è la situazione nella sua città?
«È stata costante premura della nostra amministrazione non lasciare solo nessuno e mettere in campo politiche di sostegno e protezione per le persone più a rischio. A Torino abbiamo il reddito di inserimento, che è una misura di sostegno per chi non ha lavoro, e il reddito di mantenimento per aiutare chi è solo e senza nessuna forma di introito. Abbiamo istituito, prima che lo facesse il governo, il fondo sfratti che ha consentito di intervenire a favore di migliaia di famiglie a rischio di perdere la casa per morosità incolpevole. Ci sono contributi perassistenti agli anziani soli e non autosufficienti e abbiamo ridotto le tasse locali per le fasce nella soglia di povertà. Siamo intervenuti a favore di 25mila famiglie con una spesa globale di 30 milioni. Mi sembra ‘che tutto questo dimostri la nostra attenzione e impegno nel contrasto alla povertà».
Questo tema è stato al centro anche del secondo confronto, a In mezz’ora condotta da Lucia Annunziata. Secondo la candidata Cinquestelle, la città è divisa. È così?
«No, su questo fronte come amministrazione abbiamo fatto moltissimo. E c’è un altro fronte di cui Appendino non parla ma che è decisivo: la riqualificazione urbana delle periferie. Grazie a infrastrutture e servizi cambia la qualità di vita. Penso all’allungamento della linea 1 della metro, alla Cittadella Sportiva a Continassa, alla riqualificazione dell’ex Manifattura Tabacchi in campus universitario. Sono investimenti che modificano il territorio in aree periferiche e creano lavoro aprendo cantieri. Per contrastare la povertà serve una strategia a tutto tondo. Appendino evoca 100mila poveri ma di questo non dice una sola parola».
I Cinquestelle propongono il reddito di cittadinanza.
«Questa misura intesa come erogazione a tutti i cittadini non è finanziariamente sostenibile, se invece viene circoscritta alle fasce deboli a Torino esiste già».
Qual è, secondo lei, il punto più debole della sua sfidante?
«È emerso anche nel secondo faccia a faccia che Appendino e i Cínquestelle non hanno una proposta di sviluppo per la città. E dicono no a tutti gli investimenti significativi che muovono capitale e lavoro: no allaTav, alla Città della Salute, al collegamento diretto tra Torino e l’aeroporto di Caselle, al recupero del palazzo del Lavoro Italia ’61… Tutti progetti da centinaia di milioni di euro e da 500-700 posti di lavoro ognuno. La sola Città della Salute vale 800 milioni di euro».
I motivi di questa contrarietà sono ambientali o di altro genere?
«I Cinquestelle hanno una visione millenarista, datata, vecchia. Non sono progressisti. Non hanno in mente un’idea di sviluppo. Appendino non fa una proposta. Sono il fronte del no».
II centrista Rosso invita a votare Appendino, i leghisti anche. Ha paura di una grande coalizione anti-Fassino?
«Direi piuttosto che intorno ai Cinquestelle si sta determinando un accrocchio che mette insieme diavolo e acquasanta: Salvini e i centri sociali, Borghezio e i No Tav. Puoi anche raccogliere i voti, ma il giorno dopo come governi?».
A destra si organizzano. A Roma, invece, Fassina non sostiene Giachetti e in altri Comuni la sinistra resta neutrale. A Torino Airaudo per ora non si è pronunciato. Non rischia di essere un’occasione persa per il centrosinistra?
«Mi auguro che in questi ultimi giorni in cui è emersa sempre più evidente la natura dei Cinquestelle, anche Sel e Airaudo colgano l’occasione per uscire dalla neutralità facendo la scelta ragionevole di sostenere un candidato che ha un’idea di futuro della città fondata sulla creazione di lavoro».
Fonte: l’Unità