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Fassino: “Un giovane Prodi? I dem un leader ce l’hanno già”

Piero Fassino, tornare all’Ulivo è un’idea realizzabile, come suggerisce Prodi?

 

«Pd è figlio dell’Ulivo ed è nato per trasformare una coalizione in un soggetto politico più solido e più forte. La sollecitazione di Prodi va intesa non come un ritorno indietro, a prima del Pd, ma come necessità di una politica di alleanze».

 

Fine della vocazione maggioritaria?

 

«Vocazione maggioritaria non vuole essere autosufficienza. In tutta Europa il bipolarismo non è bipartitico, ma di coalizioni. A maggior ragione oggi in Italia, in un sistema tripolare, nessuna forza può essere autosufficiente».

 

Pisapia e Alfano possono stare nella stessa alleanza?

 

«La maggioranza di governo è composta dal Pd e dal partito di Mano, si tratta di proseguire nella composizione del campo di centrosinistra. Il primo tema è la necessità di riaggregare le forze a sinistra del Pd, che si sono via via disperse. E l’iniziativa di Pisapia va nella direzione di mettere in campo un soggetto politico che sia parte di una alleanza di centrosinistra. Sul fronte del centro democratico occorre che l’esperienza che sí è costruita attorno ad Mano possa espandersi e consolidarsi».

 

Se il centrosinistra rinasce, D’Alema ne starà fuori?

 

«L’esito delle Amministrative e del referendum dimostra che una condizione di solitudine rende più difficile raccogliere un consenso vincente. La necessità di costruire un’alleanza solida riguarda tutte le anime del Pd, non solo Renzi».

 

Lei per quale sistema elettorale tifa?

 

«Penso ci sia bisogno di un sistema che garantisca rappresentanza e governabilità. Con tre poli della stessa dimensione la governabilità non è assicurata da una legge puramente proporzionale, che rischia di non consegnarci una maggioranza».

 

II Mattarellum è una chimera?

 

«No. Qualche forma di premialità e una quota maggioritaria sono questioni che non possono essere eluse. Ma la Consulta non fa una nuova legge. Se la sentenza non sarà auto applicativa, toccherà al Parlamento tenere assieme rappresentanza e governabilità. Il Mattarellum è stato proposto perché va in questa direzione».

 

Gentiloni deve andare avanti, o correre al voto come vorrebbe Renzi?

 

«La durata della legislatura dipende dalle forze politiche e dalla loro capacità di dare presto al Paese una legge elettorale. Ma quello di Gentiloni è un governo vero, non provvisorio, nel pieno dei suoi poteri».

 

Prodi ha affermato che Trump e il populismo europeo hanno saputo interpretare il disagio della classe media. Perché la sinistra non sa più farlo?

 

«Bisogna interrogarsi sul perché Trump, Farage, Le Pen o il M5S siano riusciti a intercettare il malessere e la paura. 11 che però non vuol dire che le loro risposte siano giuste. Non penso che il futuro sia nel protezionismo e nelle chiusure nazionalistiche. La sinistra deve trovare un pensiero e una strategia nuovi, non sulla base della cultura del ‘goo, ma guardando alle trasformazioni che hanno cambiato il mondo».

 

La leadership del Pd va rinnovata?

 

 

«L’esito del referendum è stato negativo, ma non illudiamoci di risolvere i problemi di oggi con le ricette del passato».

 

Renzi può vincere ancora?

 

«Il suo progetto di cambiare il Paese misurandosi con le sfide di questo secolo resta valido. Ma bisogna fare tesoro delle sconfitte, evitando di ricadere nel riformismo dall’alto. Un grande limite del Pd è che non siamo riusciti a dargli quella forma partito, radicata nella società, necessaria per gestire una politica di riforme».

 

Bersani cerca un «giovane Prodi». Letta? Emiliano?

 

«Il Pd un leader ce l’ha già».

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