“Come sto vivendo questa sconfitta? Come una grande ingiustizia. Non mi preoccupo per me, ma per la città. Cinquestelle ha vinto con una sequenza di no. Ma che progetto ha per Torino? Non lo vedo. E la cittòà rischia di tornare indietro”.
Lo dice l’ormai ex sindaco di Torino Piero Fassino in un’intervista a Repubblica in cui chiede a Renzi più attenzione”.
“Non gli consiglierei certo di ridurre la forte tensione all’innovazione che lo spinge, perchè l’Italia ha bisogno di un grande cambiamento, dice a proposito del premier. Però ci vuole anche una maggiore attenzione a quella sofferenza sociale che nella società c’è”.
Per Fassino il premier dovrebbe anche affidare il partito a un suo vice: “In Europa la guida del governo coincide quasi sempre con quella del partito. Poi, se uno guarda al modello più sperimentato, quello tedesco, vede che c’è un leader – il cancelliere – e poi c’è una figura forte, il numero due del partito a cui è affidata la gestione. Mi sembra un modello ragionevole”.
Insieme a Renzi, Fassino riferisce di aver fatto “una riflessione sul cambiamento del sistema da bipolare a tripolare che innesca dinamiche nuove. Perchè se nel ballottaggio il secondo e il terzo si coalizzano, anche senza dichiararlo, il primo soccombe”.
Anche sull’Italicum “è una riflessione da fare”. Fassino confida di aver capito “sin dal primo turno che il ballottaggio sarebbe stato difficile. La sconfitta di Torino non era stata messa in conto dal PD perchè è giudizio unanime che questa città è stata governata bene”.
“Ho speso ogni energia per questa città. Sedici ore al giorno ogni settimana, ogni mese, ogni anno. Ho buttato il sangue. Ho dato tutto quello che potevo e sapevo. Poi, certo, quando si lavora moltissimo come faccio io si fanno anche molti errori, ma questo fa parte della vita”. “Visto che siamo in un tempo in cui tutti invocano il merito, avrei voluto che si valutasse anche il mio, di merito”.