Davide Faraone è sottosegretario al ministero della salute e papà di una bambina autistica. Per questo motivo, premette: «Parlo innanzitutto da genitore. La legge in favore dei caregiver è utile e va sostenuta: ogni giorno mi confronto con altri familiari che si prendono cura dei disabili in situazioni drammatiche. Ne ricordo uno per tutti».
Chi ricorda?
«Non lo giustifico, ma sono andato in carcere a trovare un operaio a Torino, che ha ucciso il figlio: non ha potuto resistere quando l’ha visto aggravarsi in un istituto. Con la morte della moglie, lui aveva dovuto scegliere se andare a lavorare oppure assistere il suo ragazzo».
I caregiver in Italia sono 3,3 milioni.
«In genere, le madri si dedicano totalmente ai propri ragazzi, rinunciando al lavoro e, di conseguenza, a qualsiasi forma di previdenza: è giusto che lo Stato garantisca loro un sostegno adeguato, di tipo economico, individuando antidoti a possibili truffe, però. C’è sempre chi inganna e ruba, come accade con la legge 104 (la principale in favore di familiari di disabili). Inoltre, qualsiasi nuovo strumento non può essere esclusivo. Resta oggi decisivo l’impegno del terzo settore».
In concreto, il governo quali misure può adottare?
«Occorre seguire il percorso battuto con la legge sull’autismo, il “dopo di noi”, i fondi per la non autosufficienza, la revisione dei livelli essenziali di assistenza, introducendo innanzitutto il tema. Come governo, abbiamo realizzato una serie di interventi positivi: se riuscissimo, nell’ultimo scorcio di legislatura, ad avviare anche questo, sarebbe un orgoglio».
Resta il problema: i finanziamenti che mancano.
«L’importante è iniziare con un intervento economico nella legge di bilancio, da completare nella prossima legislatura, con un sistema più organico».
Quali misure ipotizza nell’immediato?
«Non vorrei entrare nel merito: il ministero della salute non è stato ancora coinvolto, se ne sta occupando il ministero del lavoro. Ma, di certo, è fondamentale incrementare il fono per la non autosufficienza dei disabili e dare aiuti anche a chi decide di diventare caregiver, facendo grandi sacrifici».
Vuole parlare della sua esperienza diretta?
«Io sono fortunato: ho l’aiuto della famiglia, genitori giovani, non sono povero e mia figlia autistica è seguita con costanza da una terapista e da un assistente alla comunicazione. Sono riuscito a costruirle attorno una rete affinché lei cresca e acquisisca autonomie».
Il Mattino nei giorni scorsi ha raccontato storie diverse: Marisa, che ha dovuto chiudere il negozio per seguire la sua bambina; Alessia, autistica, che dopo la morte della madre si è ritrovata sola in un tugurio.
«Situazioni disperate, purtroppo. E non isolate. In un paese liberale un papà e una mamma devono poter decidere come assistere il figlio, e invece i genitori oggi non possono. Non hanno scelta. Ma il problema non è solo di tipo economico».
A che cosa si riferisce?
«Mi capita spesso di incontrare terapisti in gamba, ma in città che non hanno strutture che funzionano bene».
Anche la differenze tre regioni sono enormi.
«E persino tra città della stessa regione e tra centri sanitari vicini In questo scenario è importante uniformare almeno l’intervento sui caregiven».
Senatori del Pd, il suo partito, nel disegno di legge all’esame in commissione Lavoro, caldeggiano immediate detrazioni fiscali. E’ d’accordo?
«Può essere una misura valida».
Ritiene sia economicamente sostenibile un provvedimento per 3,3 milioni di italiani?
«Ma non è detto che tutti chiedano di accedervi: deve essere una possibilità».
Quali sono i margini?
«La legge di bilancio è in discussione: ritengo che la priorità sia incrementare le risorse per il “dopo di noi”, la legge sull’autismo, il fondo per la non autosufficienza».
Al centro del dibattito c’è anche l’abolizione del superticket sulla sanità.
«Sì, è un ragionamento legato alla linea del governo».
C’è un braccio di ferro interno?
«No, ma quello che per me conta, come priorità, è sostenere le misure nel sociale».
FederAnziani al governo propone di rivedere l’assegno di accompagnamento, per differenziategli aiuti. Che ne pensa?
«In questa fase, ritengo più opportuno salvaguardare tutto quello che è già previsto: ogni volta che si mette mano ci sono sempre storture».
Nel giorno della scadenza del termine per presentate gli emendamenti al disegno di legge, i caregiver annunciano una protesta davanti al Parlamento con lenzuoli sul volto per dire: «Non siamo fantasmi». È pronto a incontrare i manifestanti?
«Li incontro ogni giorno e, per me, non sono fantasmi. Certamente, li incontrerò anche martedì 17 ottobre».