Toia, avete fatto un documento alternativo a quello di Calenda?
«Calenda ha pensato che il nostro documento fosse un’azione ostile, ma niente affatto. Solo che noi eurodeputati abbiamo il dovere nel nostro Pd di parlare di Europa e di offrire una piattaforma. Ma sono due iniziative conciliabili».
Lei ha detto di Calenda “capisco l’ego…”, non è proprio un complimento.
«Lo stimo, lo apprezzo. È una persona che ha una alta opinione di sé e ha tutte le ragioni per averla. Ma questo è il momento del “noi”. La missione è salvare l’Europa e salvare l’Italia».
Quale è la differenza tra i due manifesti?
«Non c’è da fare differenze, prendere le misure o calibrare. La nostra proposta di eurodeputati dem era partita da tempo: l’abbiamo limata, valutata, discussa in modo collegiale. Nel frattempo c’è l’iniziativa di Calenda a cui molti di noi hanno aderito, me compresa. Uno non esclude l’altro. La nostra è una piattaforma politica. Lui propone tra l’altro la soluzione della lista allargata».
Listone su cui voi non siete d’accordo?
«Il Pd è certamente interessato ad allargare, voglio vedere quale partito non lo è. Ma ci sono varie proposte sul tavolo e quando sarà eletto il segretario, il partito deciderà le forme e i modi in cui correre alle europee. Anche Calenda si sieda al tavolo con il Pd e discuta. Non è una persona sola a decidere né dentro, né fuori del Pd».
Però Goffredo Bettini ha modificato il manifesto escludendo ogni riferimento all’iniziativa di Calenda?
«Ma no. L’ho modificato io fino all’ultimo, tenendo conto dell’opinione di tutti». Tra la prima e la seconda versione tuttavia quel riferimento è scomparso. «Non ci sono state solo due versioni, bensì sette. Molte cose sono state sacrificate per ridurre. Ecco, però: noi abbiamo lavorato per cinque anni in Europa e credo possiamo esprimerci autonomamente senza doverci misurare con tutti. Il Pd deve essere il motore europeista sulla base di un programma avanzato. Noi siamo democratici, Calenda deve imparare che noi decidiamo insieme negli organi competenti»