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Europee, Calenda “Con Pisapia capolista al Nord per vincere una sfida tosta”

Carlo Calenda, alla fine l’ha spuntata: “Siamo europei” nel simbolo con il Pd e lista aperta. È soddisfatto?

«Sì. Se le liste saranno di qualità vinceremo le elezioni europee. Intanto due dei primi promotori di SiamoEuropei, io e Pisapia, correremo come capilista nel nord. Sarà una sfida tosta».

 

Però è tutt’altra cosa rispetto al listone anti sovranista a cui puntava.

«La differenza è che SiamoEuropei doveva essere un manifesto per raccogliere i movimenti già esistenti e mobilitare mentre saremo la gamba civica dell’alleanza».

 

Si è sentito tradito da +Europa che ha scelto una alleanza con Pizzarotti?

«No, ma non li capisco. Prima hanno detto che rimanevano soli per rappresentare meglio il mondo liberale e poi fanno una lista unica con Italia in Comune che fino a ieri era alleata a No Tap e No Tav e che ha un posizionamento molto più a sinistra del Pd».

 

Bonino dice che l’unione non sempre fa la forza.

«L’unione deve fondarsi sulla condivisione dei programmi. E se dichiari come ha fatto Emma “condivido il manifesto SiamoEuropei” non capisco dove sta il problema! Credo sia prevalsa dentro + Europa la linea di Tabacci che pensa che anche se non faranno il quorum l’importante è pesarsi alle Europee per poi negoziare meglio i posti alle nazionali. Non un approccio innovativo».

 

SiamoEuropei diventerà un movimento post 26 maggio?

«Sì. Abbiamo costituito l’associazione e ci daremo un’organizzazione diffusa sul territorio. Ma non stiamo fondando un partito, per noi la priorità è tenere uniti progressisti e liberali e non creare ulteriori fratture. Non ci sarà alcuna competizione con il Pd».

 

A quale famiglia politica europea aderirà? Al Pse ?

«Certo non all’Alde dopo la scoperta di tutti i contributi presi da numerose multinazionali, molte con problemi di concorrenza. Su questo la penso come Macron. I conflitti di interesse e il lobbismo hanno delegittimato il pensiero liberale. Guardo con interesse a un possibile nuovo coordinamento progressista da Macron a Tzipras con i socialdemocratici come perno. Anche in Europa si va verso un rimescolamento delle famiglie politiche».

 

Lei sarà capolista nel Nord est, insieme a chi?

«Ci stiamo lavorando. La numero due sarà Elisabetta Gualmini, persona di grande qualità. Inizieremo già dal prossimo week end. So che il Nord est è un territorio difficile ma io voglio confrontarmi con il mondo del lavoro e della produzione e
spiegargli perché l’Italia rischia davvero di saltare per aria dopo 5 anni di miglioramento dell’economia. Voglio chiedere a chi ha usato il piano industria 4.0 rinnovando impianti e macchinari come fa a votare chi lo ha smontato e fa crescere le tasse».

 

Ci sarà una “sua” squadra, da Irene Tinagli a Virginia Puzzolo?

«Non mia, ma della lista! Lo spero, Irene, Virginia e altri, ma dipenderà da loro candidarsi alle Europee. Tra macrocircoscrizioni e preferenze non è uno scherzo».

 

Possibili aperture agli scissionisti dem in lista?

«Non mi pare proprio. Ci saranno casomai candidati in cui l’elettorato a sinistra del Pd si potrà riconoscere, come Pisapia. Ma lo ripeto siamo qui per battere chi ci vuole portare fuori dall’Europa e verso Ungheria, Russia e Cina. Teniamo gli occhi sulla palla. Basta fuoco amico. Anche da parte di chi fino a ieri si lamentava del fuoco amico. Da oggi dobbiamo lasciare la nostra metà campo e andare in attacco».

 

Chi vedrebbe capolista nel Sud e nelle isole?

«Mi vengono in mente tanti nomi dagli imprenditori firmatari di SiamoEuropei come Paolo Scudieri e Luciano Cimmino, che però dubito vogliano farlo, a personalità della politica come Legnini e Zedda».

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