«Se dopo un terremoto ne arriva un altro e poi un altro di magnitudo 6.5, devi rifare tutti i controlli e le schede Aedes per l’agibilità dei fabbricati. Il lavoro fatto adesso va qualificato e rafforzato. Ma non è stato tutto sprecato, non partiamo da zero. Io non mi scoraggio, tra le gente c’è paura e preoccupazione e per questo bisogna esserci, parlare, per dare la spinta. Non possiamo abbandonare una parte così importante d’Italia, proprio perché c’è una fragilità bisogna reagire». Il commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, ieri sera era a Visso, dopo essere stato a Norcia e prima di ripartire per Rieti. Ha trovato «lo scoramento» di persone duramente colpite e ha cercato la mediazione: «Non vogliamo deportare nessuno ha detto ma vogliamo far capire che dormire in macchina non ha senso». Errani è in prima fila, come in Emilia nel 2012, anche se ora il suo lavoro sembra una rincorsa senza fine.
Vasco Errani, la ricostruzione post-sisma sembra la tela di Penelope, le verifiche sull’agibilità andranno rifatte, il decreto del Governo è da rivedere, come si riparte?
Si riparte da uno scenario profondamente diverso. Domani ( oggi per chi legge, ndr) ci sarà il Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio ha già confermato che tutto ciò che sarà necessario verrà messo in campo. Prima di impostare nuovamente il lavoro per le verifiche di agibilità pensiamo alle persone: dobbiamo far comprendere che tutto è pensato per far rinascere le comunità quanto prima.
Questo è stato il terremoto più forte dal 1980 ma non ci sono stati morti, come lo spiega?
E dovuto a una congiuntura di elementi: molti crolli sono avvenuti in luoghi che erano già stati interdetti dopo i terremoti del 24 agosto e del 26 ottobre. E il sistema di protezione civile era già sui territori, fatto che ha consentito di dare una risposta ancora più immediata di quanto accade normalmente. Le persone dopo le scosse di agosto e di ottobre avevano una consapevolezza maggiore.
Il suo incarico è diventato quello di commissario a un’emergenza permanente, lei parla di «impostare testardamente il processo di ricostruzione», di «rilanciare l’economia», di rivedere il decreto per «dare ai cittadini colpiti dall’ultima scossa le stesse risposte dei cittadini di Amatrice». Ma come vive questi momenti, c’è anche in lei un po’ di “scoramento”?
No, io non sono scoraggiato. Vivo questi momenti sapendo che dal 1° settembre, quando ho ricevuto questo incarico, il territorio colpito purtroppo si è molto ampliato, che i danni sono enormemente aumentati. Ma questo non cambia il lavoro che vogliamo e dobbiamo fare: confrontarci costantemente con i sindaci, i cittadini, i presidenti di Regione per decidere insieme come vogliamo ricostruire questi splendidi luoghi.
Fonte: la Repubblica