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Ermini: «La Cgil smetta di dire soltanto no, è tempo che faccia qualche proposta»

«È tempo che la Cgil non si esprima solo con dei no». Dopo la sentenza della Consulta, elezioni più vicine o più lontane? «Eindifferente, non cambia nulla». Renzi tifava per il via libera anche sull`articolo 18? «Ricostruzioni fantasiose». David Ermini,toscano del Valdarno, esponente della segreteria del Pd, uno degli uomini più ascoltati da Matteo Renzi (era capogruppo della Margherita quando il leader presiedeva la Provincia di Firenze) non è uno che le cose le mandi a dire, è di ascendenza ex popolare, ma non ha il linguaggio felpato degli ex dc.
 
Onorevole Ermini, un primogiudizio sulla sentenza dellaConsulta sui quesiti del Jobsact.
 
«Delle sentenze si prende atto, anche se poi si possono discutere dal punto di vista costituzionale. Parlamento e Corte siamo entrambi organi costituzionali, diversi ma sempre costituzionali, e non è che noi si sta qui in Parlamento soltanto ad aspettare quel che fa o dice la Consulta».
 
Nel merito della sentenza?
 
«Sui voucher c`è da tempo la volontà del governo di intervenire. Stiamo aspettando il monitoraggio in materia, il ministro Poletti sta aspettando i dati, quindi interverremo. L`errore non sta tanto nei voucher in sé, quanto nell`uso e soprattutto nell`abuso, ma non vanno demonizzati, come ha anche fatto presente il presidente dell`Inps, Boeri. I voucher dovevano e devono servire anche a evitare il lavoro nero, ma non se ne deve abusare».
 
E della Cgil che aveva promosso i quesiti, che dice?

 

«La Cgil faccia il suo lavoro, svolga il suo compito di corpo intermedio con il quale noi intendiamo dialogare, ma sarebbe anche ora che il sindacato della Camusso la smettesse di dire soltanto dei no e cominciasse invece a svolgere la propria parte costruttiva e non soltanto oppositiva, come pure in passato hanno fatto tanti suoi grandi dirigenti. Ho trovato fuori luogo, ad esempio, schierare l`intero sindacato Cgil dalla parte del No al referendum costituzionale».
 
Questa sentenza allontana o avvicina le elezioni? 
«È del tutto indifferente, non cambia nulla. Le elezioni le decide il capo dello Stato, naturalmente sentendo le parti in causa».

 

Ora si attende l`altra sentenza della Consulta, quella sulla legge elettorale.
 
«Già, ma il Parlamento non deve essere condizionato né farsi condizionare,
deve piuttosto esprimere la sua volontà in modo libero. E ha il dovere, direi l`obbligo, di varare una nuova legge elettorale».

 

E se non ci riesce, come è già successo varie volte?
 
«Sarebbe il fallimento del Parlamento stesso e della politica. Alla faccia della vittoria del No, visto che alcuni suoi esponenti promettevano una nuova riforma da fare subito e da approvare in sei mesi».
 
Riuscirete a fare due leggi elettorali omogenee tra Camera e Senato?
 
«Sì, per forza. Tenendo però presente che la mancata vittoria del Sì ha lasciato il Senato che va eletto su base regionale e con un corpo elettorale ridotto (dai 18 ai 25 anni non votano) per cui omogenee sì, ma fino a un certo punto».

 

Onorevole Ermini, un`ultima domanda: è vero che Renzi tifava perché la Consulta desse via libera anche sull`articolo 18 in modo da spingere per elezioni in primavera?
 
«Ricostruzione fantasiose, il Pd non ha mai discusso in questi termini, ma di che parliamo?».

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