“Se l’Italia rompesse con l’Egitto, la verità su Regeni si allontanerebbe. Le rotture danneggiano soprattutto chi le compie. L’accordo commerciale con la vendita delle due fregate militari agli egiziani è un gesto di responsabilità. Chiediamo all’Egitto di avere la stessa responsabilità, riprendendo subito e con atti concreti la collaborazione giudiziaria sul caso Regeni”. Lo dice Piero Fassino, ex guardasigilli, in un’intervista a Repubblica in cui difende l’accordo sulla commessa militare.
Fassino, era indispensabile vendere due fregate militari all’Egitto? Un affare commerciale militare in cambio del silenzio sulla morte di Giulio Regeni? “Nessuno scambio – assicura -. Non rinunciamo neppure per un istante a volere la verità sulla morte di Giulio Regeni. Insisteremo finché non ci sarà data. Lo ha detto il Consiglio dei ministri. Lo dirà Conte alla commissione parlamentare. Vogliamo continuare a considerare l’Egitto un interlocutore con cui cooperare e ci aspettiamo da parte del Cairo gesti impegnativi“.
“Chiediamo atti conseguenti: ripresa della collaborazione giudiziaria bloccata da sei mesi, dare corso alle rogatorie internazionali per gli interrogatori, procedere nell’accertamento della verità su chi ha ucciso Regeni. Questo lo dobbiamo alla famiglia e a noi stessi. I diritti umani sono un obiettivo politico – spiega Fassino -.
Ed è tempo che si affermi la globalizzazione dei diritti. Noi Dem sosteniamo i ragazzi di Hong Kong, ci battiamo contro la violazione dei diritti umani in Turchia e siamo solidali con il movimento anti razzista in Usa”.
“Se compissimo atti ostili o di isolamento dell’Egitto, la verità sarebbe ancora più lontana. Quando isoli un Paese alzi un muro di incomunicabilità, ne radicalizzi le posizioni e lo spingi a cercare altri interlocutori. Una politica di rottura danneggia di più chi la applica che chi la subisce. L’Italia sarebbe in una condizione di assoluta impotenza sia su Regeni che nelle relazioni con un paese-chiave nel Mediterraneo”, prosegue l’ex sindaco di Torino rispondendo sul ruolo strategico dell’Egitto “anche nella lotta al terrorismo e se vuole essere un fattore di stabilità deve mettersi sulla strada del rispetto dei diritti umani. Per questo, oltre alla verità su Giulio, chiediamo la liberazione di Zaki, detenuto ingiustamente”.
“La verità su Regeni non è una questione solo italiana. Anche la Ue deve chiedere verità. E l’Università di Cambridge deve dire qualcosa, è lei che ha mandato Giulio in Egitto. La competizione tra Francia e Italia sulla Libia ha dimostrato che se ogni Paese agisce da solo, nel Mediterraneo l’Europa non ha voce. Chiediamo alla Ue una strategia mediterranea. La Francia chiede di non essere sola nel Sahel nella lotta al terrorismo. Noi chiediamo di non essere soli nella verità per Regeni”, conclude.