spot_img
spot_img
HomeArchivioE. Europee, Franceschini: "Un...

E. Europee, Franceschini: “Un listone europeista più largo del PD. E Zingaretti può unire”

Alle elezioni europee bisogna andare con una lista che abbia «un nome nuovo» che rappresenti «il campo largo europeista e di opposizione a questo governo».
E il Pd? «Nel simbolo certo dobbiamo esserci anche noi».
Questa domenica segna la fine del mandato di Maurizio Martina (il segretario lo annuncerà oggi al Forum di Milano) e lancia il congresso dem. Dario Franceschini spiega come dovrebbero svolgersi le primarie del partito in un quadro eccezionale, ovvero il governo Salvini-Di Maio «molto più pericoloso di Berlusconi».
Confermato il suo appoggio a Nicola Zingaretti. Appello ai probabili sfidanti Minniti e Martina: «Sarebbe logico e naturale che anche loro sostenessero il governatore del Lazio».

 

Perché? Non vuole primarie vere?
«Voglio le primarie e voglio il congresso. Non farlo sarebbe autolesionista, un suicidio collettivo. Non è possibile rinviarlo. Sarebbe come dire: cari italiani, quello che ci avete comunicato con il vostro voto non lo abbiamo capito. Sono passati sette mesi ma non ci è ancora entrato in testa. Detto questo, tutti noi che abbiamo avuto responsabilità di partito e di governo nella scorsa legislatura è bene che in questo passaggio stiamo un passo indietro».

 

Ha paura che il fronte a sostegno di Zingaretti si stia sfaldando? Che Gentiloni abbia ormai una posizione equidistante?
«No. Vedo in giro un consenso grande e non un fronte ristretto. Ma non è questo il punto».

 

Qual è?
«Milioni di elettori che ci hanno abbandonato il 4 marzo hanno chiesto al Pd di voltare pagina. Vogliono un segnale di discontinuità. Zingaretti è il più adatto a interpretare questo bisogno. Ha sempre allargato il campo delle alleanze, ha vinto con coalizioni ampie anche quando il Pd ha perso, ha governato bene tenendo insieme tante voci. Dicono che sposta il baricentro a sinistra? Lo dico io che vengo da una storia diversa: noi abbiamo l`assoluta necessità di unire la sinistra di governo come precondizione per poi recuperare tutto il resto».

 

Che cosa è questo benedetto campo largo?
«È il risveglio dell`opinione pubblica. La manifestazione antirazzista di Milano, la
solidarietà a Mimmo Lucano, l`iniziativa della società civile al Campidoglio contro la disastrosa amministrazione di Roma. Sono segnali che non avevamo visto in questi primi mesi di governo. Eppure Salvini dimostra ogni giorno tutta la sua pericolosità. È molto peggio di Berlusconi. Non pratica solo politiche di destra. Ha venature di razzismo, incarna rigurgiti di fascismo, intacca valori condivisi che non pensavamo sarebbe mai stati messi in discussione. Con Berlusconi ci fu una reazione. Adesso sembrava sopita. Ma qualcosa sta cambiando».

 

E il PD vuole mettere il cappello su questi movimenti civici e spontanei?
«No. Però abbiamo il dovere di costruire l`alternativa e senza il Pd non si costruisce. Perciò dobbiamo allargarci, pensare a una lista per le europee con nome nuovo che accolga anche chi non vuole entrare nel Partito democratico. Il contrario di mettere il cappello. Non parlo di scioglimento o superamento del Pd, ma il congresso dovrebbe avere al centro questo dibattito. Lo immagino come un congresso rifondativo, che rimescola tutto: alleanze, valori, parole d`ordine, regole. Lasciamo stare la cretinata di una divisione tra chi vuole il dialogo con i 5stelle e chi non lo vuole. Sono tentativi mediocri. Il pericolo che abbiamo di fronte è così grande da non permettere divisioni».

 

Cos`è questo listone con il nome nuovo?
«Significa far capire che è una cosa più larga di noi. È un dovere morale costruire qualcosa di più grande perché le Europee saranno uno scontro tra europeismo e antieuropeismo e noi dobbiamo tenere dentro tutte le forze europeiste».

 

Sembra il fronte repubblicano di Calenda.
«Non mi piace il nome, ma il senso della proposta è giusto. Il Pd deve essere ben visibile nel simbolo e nella rappresentanza, andando oltre se stesso. Penso che sarebbe bene aprire a nomi come quelli di Bonino, lo stesso Calenda, Pisapia, Bentivogli, Camusso».

 

Un comitato di liberazione?
«Una lista europeista. Che ha un senso politico, innanzitutto, cioè dire agli italiani che abbiamo capito la lezione del 4 marzo. E un senso tecnico. La soglia di sbarramento alle elezioni europee è il 4 per cento. I nostri alleati alle politiche o altre forze di sinistra non hanno molte possibilità di superarla da soli».

 

Non è che hanno ragione Renzi e i renziani: in questa situazione di allarme, meglio evitare le conte interne?
«Non si deve avere paura della competizione. Nella nostra storia ci sono stati confronti virtuosi e confronti autolesionistici. Il dovere di tutti è non dividersi ulteriormente. Perché il primo passo obbligato è il congresso, ma poi ci sono le europee».

 

E non si può fare una competizione virtuosa con Martina e Minniti in campo?
«Certo che sì. Ma non sappiamo nemmeno se sono in corsa, non hanno sciolto i dubbi. Io continuo a pensare che Zingaretti sia il più adatto, quello che risponde meglio all`esigenza di discontinuità che ci hanno indicato col loro voto tanti elettori. E penso che la politica debba spingere Martina, Minniti e Zingaretti a stare nel congresso dalla stessa parte».

Ultimi articoli

Correlati

Primarie PD: i risultati definitivi

La Commissione nazionale per il Congresso rende noti i dati definitivi sull'affluenza alle Primarie del 26 febbraio e...

PD, oggi alle 15 il passaggio di consegne Letta-Schlein

Si svolgerà oggi alle 15 nella sede del PD di Via Sant’Andrea delle Fratte 16 il passaggio di...

Buon lavoro Elly Schlein

“Il popolo democratico è vivo, c'è ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara. Ce l'abbiamo fatta,...

Roggiani, affluenza attorno al milione di votanti

​​​​​"Mancano ancora i dati di alcune regioni e di alcune città, ma possiamo dire che l'affluenza si aggirerà...

Vota per un nuovo Partito Democratico

Domenica 26 febbraio si vota per la nuova segretaria o il nuovo segretario del PD. I seggi saranno aperti...
spot_img