“Io credo che il tempo dei rinvii sia finito. In generale su tutti i temi, ma su questo in particolare. La maggioranza ha fatto un lavoro serio, comune, coordinata dalla ministra Lamorgese e dal sottosegretario Mauri, e adesso quei decreti vanno cambiati: non per capriccio, ma per l’enorme insicurezza che hanno generato nelle città”.
Così il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, in un’intervista a la Repubblica, a proposito dei decreti sicurezza.
Sulle tre proposte sullo ius culturae che giacciono in commissione, Delrio spiega che “il Covid purtroppo ha fermato tutto. Ma poiché la vera conquista è smettere di usare l’immigrazione come propaganda politica e le persone come sorgente di paura, sono convinto che ci arriveremo. La destra ritiene che più si allargano i diritti più la società diventa debole. Noi invece l’opposto: che con più diritti si rafforza la democrazia. Quando si è allargato il suffragio alle donne, l’Italia è diventata più forte non più debole”.
Su Grillo che ha detto di preferire la democrazia diretta a quella rappresentativa, invece, il capogruppo del Pd alla Camera replica che “se questo punto fosse stato inserito nel patto di governo non l’avrei mai sottoscritto. Sulla Costituzione non si scherza. La democrazia rappresentativa è l’unico antidoto a derive plebiscitarie e autoritarie; la democrazia diretta può essere manipolata. Solo un Parlamento libero e autonomo può esercitare un vero controllo sull’attività dell’esecutivo. Ed è anzi quello che dovremo cominciare a fare di più”.
“Bisogna chiedere al governo di smettere di fare decreti a raffica. Non si usa la decretazione d’urgenza come strumento ordinario. E anche al Parlamento va restituita autorevolezza: va in questa direzione il ddl costituzionale per superare il bicameralismo perfetto che depositeremo a giorni”, aggiunge Delrio, che sulla crisi del M5S afferma: “E’ chiaro che se ci fosse una scissione, specie al Senato, sarebbe un problema. Tuttavia non è detto che la legislatura debba crollare se si verifica una frattura fra governisti e non governisti”.
A proposito di un possibile ritorno nel Pd di Bersani e Renzi, “credo che chi ha abbandonato la casa decide lui se vuole tornare e poi si valuterà. Ma non credo che né l’uno né l’altro si sentano figliol prodighi”, afferma Delrio, che invece su un ingresso eventuale di Zingaretti nel governo conclude: “Nicola potrebbe aumentare il tasso politico e di visione dell’esecutivo. Però mi sembra abbia già detto che intende restare in Regione Lazio. Quindi direi: magari per il Paese, ma mi pare che lui non voglia”.