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Delrio: “Sì all’elezione diretta dei senatori. Accordo vincolante prima del voto”

«Non è che la democrazia sarebbe sospesa se l’elezione dei nuovi senatori fosse indiretta. Detto questo, Matteo Renzi ha fatto una grande apertura alla minoranza sull’elezione diretta. Quindi dicoche, per il bene del Paese, ci sono le condizioni per trovare un accordo». Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, è preoccupato.

 

Perché?

 

«Fa tremare i polsi l’idea che non troviamo un’intesa. Vorrei trasmettere agli amici della minoranza del Pd il grido che arriva dai territori. Bisogna abbassare i toni, anche nella maggioranza, e trovare un’intesa. Perché se non si trova, un No al referendum può mettere a rischio l’unità del partito».

 

Facciamo un passo indietro. Antonio Polito, ieri, si chiedeva sul Corriere come verranno scelti i nuovi senatori. Mancano poche settimane al voto, ma ancora non si sa.

 

«Partiamo da un dato: avere una Camera delle autonomie è un passo avanti enorme. Fa partire un federalismo ordinato, che elimina i contenziosi infiniti che si sono creati negli ultimi anni. È un’operazione culturale, nel segno di autonomisti come Einaudi, Sturzo e Cattaneo. E una semplificazione».

 

E i senatori?

 

«L’elezione indiretta dei nuovi senatori non sarebbe uno scandalo. Basti guardare al Senato francese e quello tedesco. Ma siamo pronti a lavorare, come ha detto il premier, sulla proposta della minoranza Chiti-Fomaro. Che prevede due schede: una per l’elezione dei consiglieri regionali, unaper i senatori».

 

Lei quale preferisce?

 

«Io preferisco il Senato delle autonomie. Non cambia molto con i due sistemi, mi interessano di più le funzioni».

 

Ma la legge elettorale arriverà dopo il referendum. E chi garantisce che la Chiti-Fornaro venga approvata? C’è anche da trovare una maggioranza.

 

«Sì, è una questione che va considerata. Ma molti nella minoranza sono per questa opzione. E comunque si può fare un accordo con un ordine del giorno vincolante in Parlamento, prima del referendum. Per me la politica non è fatta di ricatti e minacce, ma di strette di mano».

 

L’elezione diretta avvantaggerebbe il Pd, grazie al premio di maggioranza. Mentre con l’elezione indiretta si userebbe il metodo proporzionale.

 

«Nessuno ha mai avuto la pretesa di trasferire l’egemonia del Pd nel Senato. E comunque l’apertura di Renzi dimostra a maggior ragione che noi badiamo alla sostanza».

 

L’elezione sarebbe con metodo proporzionale, ma in dieci Regioni gli eletti sarebbero solo due. Come si fa?

 

«Sì, c’è da lavorare sulla legge. Ma del resto le leggi elettorali hanno sempre pro e contro e non sono mai la soluzione dei problemi».

 

I sostenitori del No dicono che è una riforma fortemente centralista, che riduce drasticamente i poteri delle Regioni.

 

«Non è vero. Siamo nel filone dell’autonomia. Le Regioni continuano ad avere competenze molto forti: sarà solo un autonomismo più ordinato, senza i conflitti che ci sono stati finora. È accettabile che alcuni farmaci oncologici non abbiano regolazione nazionale? Che la Flaminia sia regionalenel Lazio, statale in Umbria e provinciale nelle Marche? Non togliamo poteri, ma diamo Mi quadro più ordinato».

 

Viene sollevata la questione dell’immunità, estesa ai consiglieri. Anche se la vera immunità è stata abolita.

 

«Infatti, si tratta solo di arresti, perquisizioni e intercettazioni. Nulla impedisce che un consigliere possa essere processato e, se condannato, messo in galera. Abbiamo visto i molti casi di assoluzionedi uomini politici».

 

Voi dite: riduciamo i costi. Ma chi pagherà spostamenti e permanenza a Roma dei senatori?Le cronache giudiziarie sono piene di abusi su note spese e scontrini.

 

«Rispetto alla situazione attuale si risparmierà. E ci sarà una riduzione della struttura burocratica del Senato».

 

La sindaca Raggi dice: come faccio a fare sindaco di Roma, sindaco della città metropolitana e senatrice? Non si può.

 

«Non sono d’accordo. È lo stesso lavoro fatto in due sedi diverse. Molte questioni sono intrecciate in Comuni, città metropolitane e Senato».

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