Nessun accordo con il centrodestra dopo le elezioni del 4 marzo. Il ministro Graziano Delrio chiude ad un governo di larghe intese con Berlusconi, Salvini e Meloni con i quali «il Pd non condivide nulla. Non vedo come potremmo mai accordarci dopo il voto con questa destra che pensa di favorire i ricchi con la flat tax». Delrio apre invece ad un’intesa con Liberi e uguali. Polemiche sulla proposta di “governo del Presidente” lanciata da Massimo D’Alema tra Leu, Forza Italia e il Pd. Anche i vertici di Liberi e uguali bocciano l’idea dell’ex premier. Per Pietro Grasso sarebbe possibile solo per riscrivere la legge elettorale, Laura Boldrini avverte: in questo modo non si motiva l’elettorato di sinistra ad andare alle urne.
Ministro Graziano Delrio, dice Gentiloni che non bisogna dilapidare i risultati ottenuti. Essere la forza della stabilità basta a vincere le elezioni?
«Noi stiamo parliamo della vita degli elettori. Non disperdere il lavoro fatto significa aiutare i più deboli, stare con le imprese che macinano fatturato, con la crescita del reddito delle famiglie, con la stabilizzazione dei parametri economici. Significa riqualificare le periferie e abbassare di dieci punti la disoccupazione giovanile. Non sono solo soldi, è la dignità del lavoro. Questo intendeva dire Gentiloni: che il Paese era gravemente ammalato e lo abbiamo risanato. In cinque anni, non in cinquanta».
Se è andata così bene, perché non candidare direttamente Gentiloni a Palazzo Chigi?
«Il presidente del Consiglio lo deciderà il Presidente della Repubblica sulla base del voto e dei rapporti di forza parlamentari. Tocca agli elettori scegliere se vogliono un uomo del Pd, Di Maio o uno che indicherà Berlusconi».
Insisto: non è meglio puntare su Gentiloni, che ha un gradimento più alto di Renzi?
«Noi giochiamo di squadra, non siamo come il centrodestra dove c’è solo Berlusconi. E d’altra parte questa legge elettorale non prevede l’indicazione del candidato premier».
Infatti non ci sarà Renzi nel simbolo del Pd, giusto?
«Siamo coerenti. Ricordo che in passato ci furono grandi polemiche quando si parlò di mettere Renzi nel simbolo. Ora vedo che a sinistra c’è Grasso Presidente nel logo…».
Guardiamo al 5 marzo. È giusto sostenere “mai con Berlusconi” se i numeri dicono altro?
«Noi giochiamo nel campo del centrosinistra, per un governo di centrosinistra. Possiamo vincere. Altrimenti, saranno i numeri a dire cosa succederà dopo. Parlarne ora non ha senso».
Con Liberi e Uguali potreste governare?
«Discuterne ora è un esercizio inutile. Se poi per risolvere i problemi dei cittadini le proposte di Leu e della coalizione del Pd avranno una convergenza, allora si ragionerà».
D’Alema ha in mente un governo del Presidente.
«I governi sono sempre stati del presidente. Sarà così in ogni caso».
Con Leu tra l’altro non avete trovato un accordo in Lombardia. Sbagliano loro?
«Un grave errore. Lo sconteranno nelle urne. E Gori può vincere».
Spira un vento populista o la bufera è passata?
«Questo vento spira ancora. L’appoggio della Le Pen a Salvini dice che la Lega si è trasformata in un partito sovranista. L’episodio di Como è molto grave, come quelli di matrice neofascista. Ci raccontano di una destra pericolosa. L’Italia va ricucita, non deve bollire con una pentola a pressione. Voglio dirle una cosa: dai pensieri cattivi nascono parole cattive e, poi, azioni cattive. Ha ragione Mattarella: alle elezioni nessuno deve limitarsi a guardare».
Quindi mai al governo con Salvini e Meloni, giusto?
«Non condividiamo nulla, non vedo come potremmo mai accordarci dopo il voto con questa destra che pensa di favorire i ricchi con la flat tax. Questi pensano che per difendere i confini dal terrorismo serve il filo spinato sulle Alpi…».
Questo “veto” si estende al Movimento o sono entrati nell’area della governabilità?
«Da sempre ho considerato positivo l’eventuale percorso di maturazione dei grillini. Vedo però che hanno proposte variabili: dentro e fuori dall’euro, con o contro i vaccini… Cambiano linea in base all’uditorio. Con loro non si può amministrare».
Qual è l’asticella sopra la quale giudicherete positivo il risultato elettorale?
«Sarebbe un ottimo risultato se diventassimo il primo partito. È possibile, se convinciamo gli indecisi. Come pure essere la prima coalizione: si può fare».
A proposito, l’incarico andrà al primo partito o alla prima coalizione?
«Il presidente non credo lo darà in base alle percentuali, ma a chi sarà in grado di formare una maggioranza di governo. Conterà solo questo. E la partita è apertissima. Chi lo nega, preferisce una fake news».
E le promesse elettorali mirabolanti di questi giorni? Anche voi qualcosa avete messo in campo…
«Centrodestra e grillini sparano proposte da 30 o 70 miliardi penso alla flat fax come fossero noccioline. Così non si rispetta l’intelligenza degli elettori. Noi abbiamo proposto di ridurre alcune tasse, spiegandone la sostenibilità».
Le tocca candidarsi in un collegio. Come al resto dei ministri. Un rischio?
«È giusto, io spero di correre a Reggio Emilia. Daremo una mano».
Renzi ha scelto il Senato. A proposito, pensa che abbia rinunciato all’idea di tornare a Palazzo Chigi, vista la situazione?
«Continua a parlare della squadra Se ascolto le sue parole, devo dire onestamente che mi sembra generoso. Non pone la sua persom come un ostacolo».
Lei fa parte della famosa squadra. Pensa di avere chance per andare a Palazzo Chigi?
«Io sono solo impegnato per far vincere questa squadra. E una sfida decisiva. Sa cosa diceva Mandela? “Nelle vostre scelte non fatevi ispirare dalle paure, ma dai vostri sogni”. Ecco, il 4 marzo non lasciate che a scegliere siano le vostre paure».