Graziano Delrio, con la procedura d’infrazione Ue alle porte e l’allarme sulla debolezza e l’isolamento dell’Italia, il Pd si gingilla nelle divisioni interne?
«Ci sono state incomprensioni prima della direzione dem ed era giusto chiarirsi. Ma davvero siamo tutti concentrati sul fatto che il paese è in grave pericolo e ha bisogno di un governo serio e competente che non ha».
Voi fate polemica politica, ma le cose vanno come Salvini vuole?
«Altro che anno bellissimo! Il 2019 è un anno di crescita zero, posti di lavoro zero, investimenti zero. Il nostro debito salirà senza creare ricchezza. Ma questa non è polemica politica, è la realtà dei fatti che sono distanti dalle chiacchiere e propaganda del governo gialloverde. Piuttosto è in atto un disegno politico di Salvini che usa i 5Stelle come portatori d’acqua per fare cadere presto il governo e arrivare a una deriva di democrazia illiberale come quella ungherese».
Lo scandalo Csm vi coinvolge. Perché il Pd è afono?
«Non lo è. La questione del Csm preoccupa perché c’è il rischio che una istituzione su cui si basa l’equilibrio della democrazia, ovvero la magistratura, esca fortemente delegittimata. Nonostante i tanti i bravi, onesti ed eroici giudici, la guerra delle correnti fa male alla magistratura, come ai partiti».
In questo caso c’è stato un sodalizio tra l’ex sottosegretario di Renzi Lotti e l’ex del Csm Luca Palamara e l’altro dem Cosimo Ferri che si incontravano per le nomine delle toghe?
«La politica dovrebbe stare fuori dalle nomine dei magistrati come dei primari degli ospedali o dei direttori delle aziende trasporti. Le scelte si fanno sulla base delle competenze. Detto questo, vedo una grande ipocrisia. C’è un processo mediatico sul fatto che esponenti politici abbiano parlato con i magistrati. Ma tutti i partiti parlano con i magistrati e le diverse correnti della magistratura. Se avessero messo microspie in altri telefoni, vorrei vedere cosa ne sarebbe emerso».
Lotti ha fatto bene ad autosospendersi? Farete una riunione ad hoc del gruppo dei deputati dem? Per Bersani, il Pd fa un danno biblico minimizzando.
«Lotti ha fatto bene ad autosospendersi, ho apprezzato il suo gesto. Nessuna riunione. Non c’è stata nessuna minimizzazione».
Alleanze. Le è piaciuta la linea indicata da Zingaretti in direzione di riconquistare gli elettori 5stelle?
«Dobbiamo riconquistare tutti, a cominciare da chi si astiene. A me è piaciuto che Zingaretti abbia richiamato la vocazione maggioritaria del Pd che significa dettare un’agenda e fare proposte al paese. Siamo il primo partito laburista d’Italia, il lavoro è la nostra assoluta priorità, il futuro dei nostri figli. Dobbiamo combattere per la piena occupazione e la parità salariale tra donne e uomini. Dobbiamo riportare i soldi nelle tasche dei lavoratori dipendenti per una operazione di giustizia sociale cominciata con gli 80 euro e ora tagliando le tasse sul costo del lavoro».
Quindi nessuna scissione in franchising, per dirla con Cuperlo, sulla tentazione del dem Calenda di un partito dei moderati lib-dem?
«Importante è rafforzare il Pd e Calenda è un punto di forza. Io spero che resti nel Pd, ma se qualcuno per la sua sensibilità volesse dedicarsi a una forza moderata o ambientalista,non ci sarebbe nulla da criminalizzare».
Ma sul salario minimo un dialogo con i 5Stelle ci può essere, del resto avete votato con loro sulla Rai?
«In Parlamento si dialoga per cose giuste: il doppio incarico a Foa era illegittimo e i grillini hanno aperto gli occhi. Così abbiamo convinto la Lega su Radio Radicale. Sul salario minimo noi abbiamo una nostra proposta. Ai 5Stelle e a tutti gli altri dico: confrontiamoci».
A lei non sarà piaciuto che Zingaretti abbia fatto una segreteria senza renziani?
«Zingaretti ha scelto le persone di sua fiducia. Forse ha perso un’occasione per essere più inclusivo ma va rispettato».
Eppure è stata contestata anche la nomina di Andrea Giorgis, che al referendum di Renzi votò no.
«Giorgis è una persona libera e competente».
A sinistra è tutto un covare rancori, Renzi e Enrico Letta ancora in guerra. È una malattia?
«Che non ho. Giorgio Napolitano venendomi a trovare quand’ero sindaco di Reggio Emilia mi diede un consiglio: tu sei un medico – disse – non hai molta esperienza di politica, ma una cosa ti raccomando, non farti mai dominare dal rancore».