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Delrio: Ora in trincea per difendere l’Italia da avventure rischiose

Nel mezzo della piazza Santi Apostoli, tra bandiere Pd e dell’Europa, una signora si avvicina a Graziano Delrio con il figlio 18enne: «Siamo in lutto per questo governo». «Non in lutto, siamo in trincea», risponde lui. «Se noi ci siamo, se i cittadini si mobilitano, vedrete che faremo cambiare idea a questo governo. Sull’euro e sull’Europa. Siamo qui per ripartire, per difendere l’Italia e i risparmi dei cittadini da avventure pericolose».
Attorno a lui si ritrova il popolo smarrito del Pd, le signore di Reggio Emilia, i militanti che chiedono «una parola di speranza». L’ex ministro è insolitamente duro, nei toni e nei contenuti: «Se non ci fossimo mobilitati avrebbero portato fino in fondo l’attacco contro il Capo dello Stato, abbiamo fermato il tentativo di imporre i ministri al Quirinale, ora dobbiamo aiutare i cittadini a capire la posta in gioco».

Pochi minuti prima il nuovo governo aveva giurato a poche centinaia di metri di distanza: «Saremo vigilanti, ci aspettiamo che il nuovo presidente porti alle Camere il suo programma, vogliamo evitare che Conte sia un pupazzo nelle mani di Salvini e Di Maio», attacca il capogruppo Pd alla Camera. «Verificheremo ogni misura del governo, impediremo scelte incostituzionali. Se vorranno uscire dall’euro lo dovranno dire chiaramente agli italiani».

Dal palco anche il segretario reggente Maurizio Martina cerca di proporre il Pd come argine, come rifugio per quella parte di Italia che teme il nuovo governo: «Grazie a Mattarella per il rigore e la serietà. In tanti nel nuovo governo si devono scusare con lui. E si ricordino le parole su cui stanno giurando al Quirinale». E ancora: «Chi cerca da noi un’alternativa la troverà, terremo alta la bandiera europea, staremo nelle strade per ascoltare e per correggere gli errori che abbiamo fatto». Martina lancia la «battaglia» dalla trincea dell’opposizione: «Difenderemo le conquiste sui diritti civili, non tollereremo riforme fiscali per i più ricchi aumentando l’Iva».

Attorno a Delrio i militanti chiedono «basta liti»: «Quello è il passato», prova a rassicurarli. Nella piazza che fu dell’Ulivo sono arrivati padri nobili come Veltroni, ex ministri come Minniti, Orlando, Fedeli e Madia, alleati come Casini, Riccardo Nencini, il verde Bonelli, Bruno Tabacci, Beatrice Lorenzin, Laura Boldrini. C’è anche Nico Stumpo, uscito dal Pd con Bersani. «Per questa battaglia serviamo tutti, basta con litigi e divisioni, apriamo una pagina nuova», sferza Martina.

«Ascoltiamo le paure della gente, non dobbiamo essere saccenti». Matteo Renzi è volato in Cina. Lontano da una piazza che, a suo avviso, non aveva più senso dopo lo stop all’impeachment per Mattarella da parte del M5S. Eppure i militanti sono arrivati, 5mila per gli organizzatori, tanta rabbia e tanta paura del futuro.
Ovazioni per Mattarella e per Paolo Gentiloni, assente perché impegnato a palazzo Chigi per la cerimonia della campanella. Delrio resta lontano dal palco, in mezzo al popolo dem. Nel ruolo di motivatore. La coda per un saluto o un selfie è lunghissima. «Dai che con voi ci riprendiamo Roma», dice a un gruppo di ragazzi romani. Poco distante anche Martina si concede un piccolo bagno di folla. Il popolo dem sembra affidarsi a loro due. «Li abbiamo costretti a cancellare la scritta “Basta euro” dalla sede della Lega a Milano», ragiona Delrio. «Vedrete che Conte in Parlamento starà molto attento sull’euro». In mattinata aveva già indossato i guantoni contro Salvini su Raitre: «Cambiamento? Anche quello fascista è stato un governo di cambiamento».
La replica del leghista: «A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio». Delrio non molla: «Salvini sta coi neofascisti in Europa e ha trasformato la Lega in un razzismo cattivo».

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