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Decaro: “Tra i cittadini l’intesa c’è già. I vertici Pd e 5Stelle ascoltino i territori”

«Quello che è accaduto in queste elezioni regionali, a partire dalla mia Puglia, certifica un percorso che non si può più rimandare: la coalizione nazionale di governo deve diventare un progetto politico comune, a Roma e sul territorio. Gli elettori lo hanno capito prima della classe dirigente romana». Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, è stato un antesignano dell’alleanza tra Pd e 5Stelle.

Ha spinto perché si chiudesse un accordo ai tempi del Conte I, quando i grillini scelsero come alleato Salvini. È stato un pontiere del Conte II. Oggi, dopo il risultato delle regionali, rimette al centm del dibattito l’alleanza. Partendo dai territori.

«Queste regionali ci dicono chiaramente alcune cose. I cittadini si fidano degli amministratori, siano essi di sinistra o di destra, purché amministrino bene. I governatori, in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, hanno dato risposte pratiche aì cittadini, si sono dimostrati affidabili. E per questo sono stati premiati. È un percorso virtuoso che la politica nazionale non può continuare a ignorare».

Cosa vuol dire?

«Serve una legge elettorale che riproponga un rapporto diretto tra il candidato e il cittadino. Le idee camminano sulle gambe delle persone, non su listini bloccati. Gli elettori vogliono legittimamente conoscere chi li rappresenta. Con quali programmi, in quali coalizioni».

In Puglia eravate dati per sfavoriti. Non siete riusciti a chiudere l’accordo con 5S e Iv. Eppure Emiliano ha vinto, grazie soprattutto alla sua Bari: centomila dei150 voti di vantaggio su Fitto arrivano dalla città metropolitana.

«In Puglia ha vinto Emiliano, ma anche il modello di un governo della regione e di tante città che va avanti da 15 anni con idee chiare: turismo, cultura, ambiente, trasporto, welfare, difesa delle fragilità. È il vocabolario comune del Pd, dei riformisti, della sinistra e dei 5S. Una coalizione che ha differenze al suo interno. Ma ha più cose che la uniscono».

Perché allora non ci sono stati accordi?

«Le intese le hanno sancite gli elettori, perché noi non siamo stati capaci. Emiliano ha vinto senza l’appoggio dei dirigenti grillini, ma anche con i voti degli elettori dei 5 Stelle, con le loro priorità. E lo stesso hanno fatto De Luca, Giani. O anche Zaia che, evidentemente, è stato più credibile agli occhi dell’ elettorato veneto. C’è davanti a noi un’idea di coalizione nazionale che si può e si deve ritrovare nei territori. Io sono presidente dell’Anci, non è il caso che faccia nomi, ma tra i sindaci e tra i governatori, nel mio campo come nell’altro, ci sono i semi di una buona politica, partecipata, abituata a dare risposte ai cittadini».

Sta parlando del partito dei sindaci e dei governatori?

«No, sto parlando di un modello di governo, quello dei territori, che può essere replicato a livello nazionale. Perché è più credibile, agli occhi degli elettori, rispetto a quello imposto dalla classe dirigente romana che spesso non riesce a leggere quello che accade nelle nostre città e regioni».

Bonaccini, Decaro, Gori vogliono prendersi il Pd?

«Il Pd ha un segretario vincente. Io faccio il sindaco come Giorgio e Stefano fa il governatore. Il punto non è quello che vogliamo fare noi. Ma quello che deve fare il Pd, come gli altri partiti: ascoltare i territori, prenderne le pratiche migliori».

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