Antonio Decaro, sindaco di Bari dal 2014, ha imparato la passione per i teni dal padre: macchinista quest’ultimo, ingegnere dei trasporti il primo. Oltre ventiquattr’ore dopo l’incidente costato la vita a 27 persone, è ancora scosso e in cerca di una spiegazione.
Come è la situazione adesso?
«Sono andato in ospedale a ringraziare tutte le persone che hanno donato il sangue, moltissimi ragazzi hanno risposto all’appello. Con i sindaci di Andria e Corato andremo a sincerarci delle condizioni dei parenti che riconoscono le salme al Policlinico di Bari».
Come li state aiutando?
C’è un sistema di accoglienza messo su con la Asl, psicologi e assistenti sociali. E tante aziende hanno donato acqua, bibite, cibo. In queste ore drammatiche abbiamo assistito a una gara di solidarietà. Andrò anche a ringraziare i Vigili del Fuoco chehanno fatto un lavoro straordinario».
La causa più probabile dell’incidente è un errore umano?
«Come ingegnere dei trasporti, figlio di un macchinista che mi ha fatto appassionare ai treni da ragazzino, posso dirle che per forza alla base c’è un errore umano. Uno dei due treni non doveva partire. Qualcosa non ha funzionato».
Ma è possibile che la sicurezza di un convoglio sia affidata a una paletta e un telefono?
«Guardi, io non ho competenze sui Trasporti. Ma la Regione Puglia in questi anni ha fatto un lavoro straordinario sulle infrastrutture grazie ai fondi europei. A Bari abbiamo due metro nuovissime, una per il quartiere di San Paolo e una per l’aeroporto. Siamo la prima città italiana dove la metro per l’aeroporto non fa la navetta ma lo raggiunge con il passante ferroviario e prosegue verso Nord. Entrambe le metro sono gestite da Ferrotranviaria (la società che gestisce il binario coinvolto nella strage, ndr) che è considerata tra le più innovative del settore».
D’accordo, ma se il sistema di sicurezza è obsoleto i rischi restano alti. Non si dovrebbe introdurre il controllo elettronico?
«So che la Regione Puglia ha finanziato i sistemi di sicurezza con 84 milioni dí euro in questi anni. Non so perché non ci sia stato il passaggio dal controllo telefonico a quello elettronico. Forse perché il raddoppio di quel tratto è stato appaltato, il termine scade proprio il 19 luglio, e si è voluto evitare di fare due volte lo stesso lavoro rimandandolo al momento del raddoppio. È stata una grandissima sfortuna».
Se i soldi per il raddoppio ci sono dal 2013 e il progetto dal 2007, perchè il cantiere non è stato nemmeno aperto?
«Mi chiede cose che non so. Come ho detto, non ho competenze in questo ambito».
Ha ragione chi dice che l’Italia è a due velocità, divisa tra Frecciarossa modernissimi e pendolari trascurati? E questo soprattutto al Sud?
«Per motivi storici, noi abbiamo molte società ferroviarie che operano in Puglia e dunque molte linee locali. Abbiamo il problema opposto: mancano i collegamenti nazionali. Da Bari a Napoli ci vogliono 5 ore e 34 minuti per uno scalo. Ora per fortuna il governo ha finanziato i lavori per l’alta capacità che dimezzerà i tempi».
Questo conferma che al Sud si viaggia peggio.
«Sicuramente sì, perché sono mancati gli investimenti. A Bari arrivano 4 gestori: Trenitalia, Ferrovie Apulo Lucane, Ferrovie Sud Est e Ferrotranviaria».
Tutti gestori all’altezza?
«Le Ferrovie Sud Est sicuramente sono un esempio di come non dovrebbe essere gestita la rete ferroviaria».
Il governo chiede una commissione di inchiesta. Può promettere che le responsabilità saranno accertate?
«Assolutamente sì. Ora è il momento di stare vicini alle famiglie, si stanno completando gli ultimi riconoscimenti e sabato si svolgeranno i funerali. Poi queste persone avranno diritto a ottenere giustizia attraverso un’inchiesta rapida».