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De Micheli: “Dopo anni si torna a crescere ma nessuna intesa con il M5S”

Mentre nello studio del leader Nicola Zingaretti, riunito con i suoi insieme a Paolo Gentiloni, vanno in scena manifestazioni di sommo gaudio, la vice segretaria del Pd Paola De Micheli scorre i dati degli exit poll dagli schermi di Porta a Porta. E quando esce da via Teulada si mantiene molto cauta nel commentare questo possibile exploit, se non altro per scaramanzia.

 

Si profila un risultato ampiamente sopra il 20% e un sorpasso sui cinque stelle. Se fosse confermato, andrebbe oltre le vostre più rosee speranze, giusto?

«Sono molto prudente nel commentare i dati fino a quando arriveranno quelli definitivi. Mi pare che la tendenza sia quella di una crescita del Pd, che non accadeva dal 2014: dopo il famoso 40% delle europee, siamo sempre scesi. Sarebbe la prima volta che si risale, vedremo alla fine dello spoglio di quanto e come, però intanto è un segnale confortante. Ricordo che al Nazareno alla vigilia delle primarie il Pd veniva dato nei sondaggi al 16% e tutti teorizzavano la morte del nostro partito. Se oggi rientriamo in partita è confortante».

 

Certo, non potete dire di aver stravinto guardando i dati della Lega e del centrodestra, che insieme sommerebbe il 45%. Cosa farà Salvini secondo la vostra analisi, farà cadere il governo?

«Dopo una campagna così dove se ne son dette di tutti i colori, mi sembrerebbe difficile che resti in piedi questo esecutivo. Ma ci sono interessi di potere seri, di nomine e altro, che potrebbero indurre Lega e 5stelle a blindarsi al governo. grande problema sarà l’ isolamento in Europa, perchè al di là dei numeri in assestamento, il paese ha i due partiti di maggioranza ancorati dentro la minoranza del parlamento europeo. Una minoranza che lì ha solo il diritto di tribuna e non ha poteri. Ci sarà una maggioranza europeista e quindi avremo un governo che dovrà negoziare da una posizione di debolezza e isolato».

 

E che effetti produrrà questo sull’Italia?

«Intanto otterremo ruoli non di prim’ordine nella Commissione. Poi da settembre si aprirà la discussione sulla Pac, il programma agricolo comunitario. Solo per fare un esempio, noi abbiamo in ballo la questione delle produzioni mediterranee: Tsipras e S anchez andranno a trattare da una posizione di maggioranza, noi no. E siamo pur sempre la settima potenza economica del mondo».

 

E voi come interpreterete questo successo? Chiedendo il voto anticipato?

«Sì, anche perché al nostro risultato possiamo sommare almeno quelli di +Europa e dei Verdi, che sono la dimostrazione che saremmo competitivi come coalizione».

 

Ora aprirete una riflessione su un dialogo con i 5 stelle per scomporre gli equilibri degli avversari oppure no?

«No: tutti i processi devono seguire il loro percorso e la scelta compiuta dai 5stelle la devono portare fino in fondo, fino al giudizio degli elettori».

Cosa pensate che farà a questo punto Renzi? Lo considerate in uscita prima delle politiche per fare una nuova forza e occupare spazio al centro?

«No, segnalo che Renzi ha fatto campagna elettorale, è e resta un autorevole senatore del partito democratico. L’ha detto anche lui che non vuole uscire dal Pd».

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