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Damiano: Su lavoro e previdenza basta propaganda

La sinistra deve ripartire dai temi sociali e sfidare il governo in modo concreto, con le proposte”.
L`ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, leader dei LABDEM analizza le prime proposte in materia di previdenza e lavoro del suo omologo Luigi Di Maio: «Su pensioni e lavoro dobbiamo, al di là degli annunci, vedere le carte: attenzione a non dimenticare i sindacati».

La legislatura è appena cominciata, è presto per i bilanci?
Il Governo persegue una politica dei “due tempi”. Il primo tempo si sta caratterizzando come una sorta di prosecuzione della campagna elettorale. Salvini sfrutta fino in fondo le sue qualità oratorie, puntando molto sulla demagogia e il populismo. Ha la fortuna di poter fare annunci forti a costo zero: il blocco dei porti, l`idea ignobile di una schedatura dei rom e la legittima difesa rafforzata. Proposte che, purtroppo, colgono il favore dell`opinione pubblica e che non devono passare le forche caudine di un prova di bilancio.

Luigi Di Maio, invece?
Di Maio è in difficoltà, perché i suoi margini di manovra a costo zero sono piuttosto ridotti, dovendo occuparsi di pensioni, lavoro e crisi aziendali. Anche lui, però, sta cercando di cavalcare mediaticamente tutto quello che può essere realizzato immediatamente senza oneri di spesa. Penso al taglio delle pensioni d`oro per la parte superiore ai 5mila euro netti, dimenticando di aggiungere che se dovesse entrare in scena la fiat fax a questi stessi pensionati d`oro verrebbe restituito 3 volte tanto quello che si promette di togliere. Un imbroglio, anche dal punto di vista contabile, nei confronti della pubblica opinione.

Da ex ministro del Lavoro, come sta gestendo Di Maio la vicenda dei riders?
In un primo tempo ha usato la “minaccia” di un intervento legislativo che, dopo l`incontro con le aziende multinazionali del settore che hanno a loro volta minacciato di lasciare l`Italia, si è trasformato in un più mite tavolo di concertazione che metta d`accordo le parti. Stranamente il ministro non cita il fatto che il 3 dicembre scorso le confederazioni sindacali hanno stipulato il contratto del settore della logistica, che prevede che le parti individuino e specifichino cosa è la figura “rider”. Forse bisognerebbe partire da quello che già è stato fatto dalle parti sociali.

Lei se ne è molto occupato nella sua attività parlamentare e di ministro, Di Maio parla di «combattere la precarietà». Come?
Se vuole farlo, deve incentivare le assunzioni a tempo indeterminato e farlo in modo strutturale, non a spot come invece ha fatto il governo Renzi. Per ottenere questo risultato, però, bisogna ridurre il cuneo fiscale e questa è una misura costosa. Non lo sento parlare, poi, dei licenziamenti individuali illegittimi. Dopo il jobs act licenziare è diventato troppo facile e poco costoso: bisognerebbe raddoppiare da 4 a 8 mensilità le indennità di base previste per il licenziamento, per impedire gli abusi.

Sul fronte pensionistico, è d`accordo col superamento della legge Fornero?
Sono d`accordo con Di Maio sulla “quota 100”, ma attenzione: se il meccanismo proposto dal Governo dovesse prevedere che il punto di partenza è fissato a 64 anni di età non cambierebbe nulla e addirittura si penalizzerebbe chi aderisce all`Ape. La partenza deve essere come minimo 63 anni. Altrimenti è falso dire che si supera la legge Fornero. Condivido invece l`idea di ripristinare l`accesso alla pensione di anzianità con 41 anni di contributi, indipendentemente dall`età anagrafica. Non dimentichiamo, però, la nona salvaguardia per gli esodati e la prosecuzione della sperimentazione di “opzione donna”. Infine, spero che il Governo su queste materie non ricorra alla decretazione, ma si confronti con i sindacati.

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