“Oggi finalmente Patrick Zaky è riuscita a vedere sua madre”. Con questa notizia attesa da mesi, Andreina Baccaro introduce il dibattito alla Festa dell’unità di Modena, che stasera vede confrontarsi Piero De Luca, capogruppo PD in Commissione Unione Europea, Simona Lembi, consigliera comunale a Bologna, Rita Monticelli, docente dell’ Università di Bologna e insegnante di Patrick Zaky, Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra italiana e presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Regeni, e Massimiliano Smeriglio, europarlamentare del PD.
Non solo la storia di due giovani studenti ma il destino dei diritti umani e della civiltà nel Mediterraneo
“In un momento come questo è importante tenere alta l’attenzione su una questione che riguarda non solo la storia di due giovani studenti, ma più complessivamente i diritti umani, e il loro destino, e conseguentemente il livello di civiltà nel Mediterraneo”. Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta su Regeni, fa il punto su quanto fatto in commissione, ricostruendo la storia, che se è in gran parte chiara, non ha la stessa rispondenza sul piano giudiziario. Da questo, allarga lo sguardo su quanto accaduto e sta accadendo in quell’area negli ultimi anni, a partire da quelle primavere arabe che tante speranze avevano acceso, e al successivo ripiegamento democratico che si è purtroppo registrato in quella parte di mondo.
“Quello che io credo è che l’Europa non stia facendo abbastanza per la conservazione di quel diritto internazionale codificato su quanto succedeva quando erano gli europei a fuggire, per l’Olocausto, la guerra. Se noi pensiamo che quei diritti non valgono per chi non ha lo stesso nostro passaporto o il nostro colore della pelle stiamo accettando che presto otardi quella stessa condizione arrivi anche a casa nostra. Serve uno scatto in più, per il rispetto dei diritti umani, per la solidarietà che nella vicenda Regeni non è stata abbastanza”, dice Palazzotto.
In Ue dobbiamo vincolare il rispetto dei diritti umani al bilancio
“Quello cui assistiamo è il sorgere di diritti autoritari, di modelli di società in cui l’opinione pubblica non esiste, anzi viene perseguita”, denuncia Massimiliano Smeriglio, ricordando che “l’Egitto non è un’eccezione, è un problema che ritroviamo non solo fuori, ma anche dentro l’Unione europea. Pensiamo alla Turchia di Erdogan, ma anche all’Ungheria di Orban. Si stanno confrontando due modelli di società, ci sono cose che si possono fare, e non sono delegabili a chi si occupa dei diritti civili, come se non si trattasse di politica estera. Dobbiamo procedere speditamente sul vincolo di condizionalità del rispetto dei diritti umani legandoli al bilancio, come proposta dal gruppo S&D al Parlamento europeo. Se ci sono Paesi che violano ripetutamente i diritti umani, la strada è questa,non ce n’è un’altra, non funziona la moral suasion con chi lascia morire una giornalista in carcere dopo centinaia di giorni di detenzione. Bisogna avere un po’ più di coraggio, perché c’è in ballo di più dei singoli casi. Perché se la democrazia non si esporta con le armi, non si importano però modelli autoritari, verticali, senza opinione pubblica e ripartizione dei poteri, in cui le persone vengono prese a casa e fatte sparire, non è possibile mantenere relazioni diplomatiche normali con questi Paesi. L’Europa non ha ancora il coraggio che serve, sono in gioco le relazioni con le grandi potenze del nuovo millennio: la Turchia, la Russia, la Cina. L’Europa è la democrazia, il welfare, l’inviolabilità dei diritti umani della persona. Se non ingaggiamo uno scontro su questo tema, viene meno il senso stesso dell’Unione”.
L’Unione sia punto di riferimento di tutela e garanzia dei diritti umani o perde il senso della sua stessa esistenza
Per Piero De Luca “va messo subito in chiaro che le coordinate che indicano la direzione politica dei democratici, all’interno del Parlamento italiano e nelle sedi europee, devono essere nette: verità per Giulio Regeni e libertà per Patrick Zaky. Il senso più profondo dell’attività politica è tutelare, proteggere i diritti umani, i diritti civili fondamentali, lo stato di diritto, la democrazia. Concetti che sembrano acquisiti, ma non lo sono al di là del Mediterraneo, e anche in Europa, come in Polonia e in Ungheria. Il senso dell’unione europea è questo, l’unione nasce per porre rimedio agli orrori della seconda guerra mondiale, che non si avessero più a ripetere. Un percorso finora riuscito, che ci chiama oggi a fare un salto di qualità ulteriore, ma i valori che ci guidano sono gli stessi, quelli di Schumann, dei padri fondatori, della tutela dei diritti essenziali, della libertà. Quello è l’obiettivo più profondo. L’Unione o diventa punto di riferimento anche al di fuori dei propri confini di tutela e garanzia dei diritti umani o perde il senso della sua stessa esistenza”.
La storia di Patrick la ricostruisce Rita Monticelli, docente dell’Università di Bologna e sua insegnante, e l’impegno dell’Università di Bologna in primis e poi di tutte le altre perché si arrivi alla sua liberazione prestissimo. Perché Patrick, ricorda, è molto preoccupato di non riuscire a continuare gli studi.
Come Bologna, Napoli, Milano: si dia la cittadinanza onoraria a Patrick Zaky
Dell’impegno straordinario che il Comune di Bologna ha profuso in questa battaglia per la liberazione di Zaky, e delle motivazioni di questa scelta, ha parlato Simona Lembi, consigliera comunale della città “Bisogna essere molto consapevoli che nessuno di noi pensa con una singola azione di poter liberare Patrick Zaky, ma tutti noi sappiamo benissimo dell’importanza degli impegni istituzionali anche più piccoli, come quello del comune di Bologna per mantenere alta l’attenzione e arrivare a un esito positivo”. Il Comune, dice, ha fatto quello che stava già succedendo in città, dalla mobilitazione degli studenti alla decisione dell’Università di aprire ogni singolo dibattito pubblico chiedendo la liberazione immediata dello studente incarcerato. “In consiglio comunale abbiamo votato all’unanimità l’assegnazione della cittadinanza a Patrick Zaky, cittadino onorario perchè si occupa di libertà di pensiero, libertà di parole: le questione su cuji noi basiamo il nostro agire quotidiano. E in questo dibattito insulso in cui ognuno dovrebbe fare i fatti propri, difendere i propri cittadini, mi chiedo ma chi deve difendere questi diritti? Sono i nostri diritti, i diritti di ognuno di noi. Proseguiremo in questa battaglia, invitando, come già hanno fatto altri Comuni a conferire la cittadinanza onoraria a Patrick Zaky”.
Noi lottiamo per tutti i Giulio e le Giulie del mondo
Ancora su Regeni torna Palazzotto in chiusura, ricordando come “la famiglia abbia dimostrato in questi 4 anni una dignità e un rispetto delle istituzioni al di sopra di ogni immaginazione, sono diventati, loro malgrado, un pezzo della colonna vertebrale del nostro Paese, la coscienza civile del Paese, che si è raccolto intorno a loro. Hanno detto ‘Noi lottiamo per tutti i Giulio e le Giulie del mondo’: questo è il modo in cui una tragedia familiare diventa una rivendicazione politica, una richiesta di civiltà, di cui tutti dobbiamo essere grati”.