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Cuperlo: “Per vincere serve discontinuità”

Onorevole Cuperlo, dalle audizioni in commissione emerge che Maria Elena Boschi si adoperò anche al di fuori del suo ruolo per il salvataggio di Etruria con Consob, Bankitalia e i vertici di Unicredit. Alla luce di questo ritiene che Boschi abbia mentito al Parlamento? Nel caso dovrebbe lasciare il governo e non ricandidarsi?
 
«Le deposizioni di questi giorni confermano l’assenza di pressioni da parte dell’allora ministra. Resta un nodo che attiene al contesto. È evidente che non siamo dinanzi ad alcun rilievo di carattere penale ma nella sfera politica esiste un tema di opportunità e sensibilità. Quanto alla candidatura vale la regola che riguarda ciascuno di noi, sarà una decisione collegiale e nelle sedi competenti a ognuno spetterà la possibilità di esprimersi».
 
Crede che la linea difensiva della ministra sia corretta? Un ministro non deve fare pressioni o non deve neppure interessarsi a una banca nel cui cda siede il padre?
 
«Credo che i ministri debbano rispondere al giuramento che pronunciano dinanzi al capo dello Stato. C’è distinzione di ruoli tra chi, sindaco o parlamentare, ha legami più diretti con un territorio e chi è chiamato a rappresentare interessi e bisogni dell’intera nazione».
 
Secondo lei il Pd dovrebbe scusarsi con De Bortoli?
 
«Stimo Ferruccio de Bortoli. Le sue parole trovano conferma nella deposizione del dottor Ghizzoni che a sua volta esclude l’esistenza di pressioni indebite sulla vicenda Etruria. Il mio intento non è incollare legno a ferro, ma continuo a pensare che l’idea di usare la commissione d’inchiesta come arma della campagna elettorale sia alquanto sventurata. Quella commissione avrebbe avuto maggiore senso se i lavori si fossero svolti fuori dalla bagarre di questo scorcio di legislatura e con lo scopo di indicare la via legislativa per evitare nuovi scandali bancari».
 
Dalle parole di Ghizzoni emerge che anche Carrai si mosse con Ghizzoni su Etruria. C’è ormai un problema legato al giglio di Renzi? Lei aveva invitato il segretario a liberarsi dei pretoriani, ma questo non è accaduto. Crede che sia possibile separare i destini del giglio da quelli di Renzi?
 
«Marco Carrai non è un esponente, tanto meno un dirigente o un parlamentare del Pd. Risponderà delle sue iniziative. Quanto al resto non ho usato il termine pretoriani. Ho detto al segretario di togliere l’audio a quei pasdaran che rischiano di offuscare anche il buono che la legislatura ha prodotto, da ultimo con la legge di civiltà sul fine vita. Una cosa però dovrebbe risultare chiara ed è che le elezioni non si vinceranno sul consuntivo del prima ma sul coraggio di una discontinuità».

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