Gianni Cuperlo, il Rosatellum proposto dal Pd le piace?
«Il Parlamento ha il dovere di fare una legge e per riuscirci servono apertura e flessibilità anche sul Rosatellum. I 5 Stelle si opporranno comunque, ma con Pisapia e Mdp è giusto confrontarsi. La proposta ripropone le coalizioni e sarebbe un autogol se la sola alleanza in pista fosse quella del centrodestra».
Quali modifiche servirebbero?
«Un misto, maggioritario e proporzionale, mi pare obbligato e la proposta si muove in quel senso. Ma credo saggio riflettere ancora su alcuni punti: il voto disgiunto o altre soluzioni per non ingabbiare movimenti e forze politiche in confini rigidi e un legame da consolidare tra elettori ed eletti».
Non si può dire che Renzi non ci stia provando, ma ogni volta emergono i veti.
«Alle spalle abbiamo errori e ferite compresa quella fiducia sull`Italicum che non votai. Chiudere la legislatura con un fallimento sulla legge elettorale sarebbe uno scacco grave e credo che questo Renzi lo sappia. Ora siamo all`ultima chiamata, vediamo di non sciuparla».
Alla sinistra del PD sono ostili a questo sistema elettorale. Come la vede lei, che ha sempre auspicato un dialogo con loro?
«Ho fatto una scelta diversa ma ho avuto rispetto verso quei compagni e le loro ragioni. Oggi però vedo una destra arrembante, pericolosa, e allora dico che tocca a ciascuno, a cominciare dalla forza più grande, dimostrare la volontà di non dividere il campo».
Berlusconi però è favorevole: un motivo per non procedere o invece bisognerebbe sfruttare la sua disponibilità per avere finalmente una riforma?
«Che una parte delle opposizioni voti la legge elettorale dovrebbe essere la prassi per una democrazia condivisa».
C’è chi dice questo: la legge obbliga le larghe intese.
«Il rischio è evidente. Tanto più dobbiamo aggredire la campagna elettorale con lo spirito giusto. Battere le destre è possibile ma il Pd deve avere l’umiltà di non sentirsi autosufficiente e le forze fuori dal Pd quella di riconoscere che senza il partito maggiore un centrosinistra vincente non c’è».