“Fin dalla penultima direzione avevo proposto una moratoria di ogni discussione e chiesto un impegno di tutti per il successo alle amministrative. Per tutta risposta vedo la volontà incomprensibile di dividere il campo del centrosinistra che dovremmo invece unire, spingendosi alla denigrazione di una parte, con l’aggiunta dell’irrisione della sinistra interna al Pd. Chiedo che senso ha?”. Così, in un’intervista a la Repubblica, Gianni Cuperlo, esponente della minoranza del Pd, che poi spiega: “senza la responsabilità della sinistra, dentro e fuori il Pd, la sfida di Milano e di altre città l’avremmo già persa. E Renzi lo sa. Allora, quando leggo le parole del ministro Franceschini, resto sconcertato. Per l’attacco a freddo e con argomenti offensivi a chi, nel suo partito, esprime preoccupazione per una campagna condotta in modo tanto divisivo sulla Costituzione e sulle regole”.
Quanto al referendum, Cuperlo dice: “Ho votato la riforma anche vedendo i limiti che contiene perchè capisco il rischio di un nuovo fallimento, ma ho chiesto di usare questi mesi per non chiudere ogni confronto e semmai tentare di ridurre le distanze. Anche per evitare che domani un’altra maggioranza di governo si riscriva la sua Costituzione. A questo si risponde dividendo il Paese tra l’Italia del sì e quella degli inciuci. Non va bene. E insisto, c’è qualcosa che mi preoccupa nel clima più generale. Ho sempre pensato – aggiunge – che compito delle leadership non sia scavare fossati ma rafforzare ponti e dialogo. Parole come quelle di Franceschini pongono a me una domanda di fondo e cioè se nel Pd vi sia chi vuole liberarsi della sinistra, assimilando alcuni ed espellendo molti altri”.
E’ l’annuncio di una scissione? “No, è l’opposto. E’ un appello sincero a fermare quest’ansia di colpire chi ti sta di fianco”.