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Cuperlo: “L’esecutivo che si profila è un rischio per gli italiani e un’incognita seria per l’Europa”

Onorevole Cuperlo, come valuta il governo Lega e M5S?

 
«Un rischio per gli italiani, una incognita seria per l’Europa e una frattura nel nostro sistema politico. La saldatura tra la destra nazionalista di Salvini e un partito che con le sue ambiguità ha raccolto un terzo dei consensi produrrà un grave danno. Quel fronte andava diviso per tempo, fin dalla sconfitta al referendum e nelle amministrative, e bisognava fare emergere le contraddizioni che ci sono al loro interno».
 

Ha senso parlare di populismo o piuttosto siamo in una fase diversa della politica?

 
«Populismo è un termine che evoca cose diverse a seconda dei tempi, dei contesti. Per dire, nella cultura americana ha una valenza positiva perché rimanda alla rivolta di popolo a metà dell’800 contro un potere oligopolistico e una corruzione diffusa. Nell’Europa di adesso non userei il termine come passe-partout. Non definirei la “democrazia illiberale”, l’ossimoro osceno coniato da Orbàn, una forma di populismo. Quella è una destra xenofoba e venata di pulsioni fasciste».
 

Quale nuova fase politica si affaccia?

 
«Una fase che impone alla sinistra di rifondare identità e presenza per la semplice ragione che è cambiato il mondo. A vacillare è il compromesso sociale alla base delle democrazie in tutto l’Occidente. La conseguenza è che stanno cambiandogli equilibri di potere in Europa e per la prima volta lo scontro tra sovranisti e europeisti vede i primi in una condizione di vantaggio: la destra avanza. Tra Visegrad e Ventotene il governo che sta per nascere dove collocherà l’Italia?».
 

Rispetto alla politica tradizionale cosa ci dice questa alleanza?

 
«Due cose. Che la distinzione tra destra e sinistra vive nei conflitti di ora. E qui Di Maio, offrendo il suo contratto indifferentemente a Lega o Pd, ha mostrato una grande miopia anche nella lettura della storia. Una cultura politica non è un contratto notarile. Quello al più può farti andare a Palazzo Chigi ma ti espone al primato della identità più solida che oggi è quella della destra».
 

L’altra conseguenza?

 
«Il Pd deve compiere una svolta radicale perché è il solo modo di reagire a una sconfitta storica. Per me vuol dire anche scegliere alleanze sociali e politiche per sfidare quella destra sul terreno dei bisogni e del sentimento delle persone».
 

Cosa dovrà fare il centrosinistra?

 
«Mettere in cima a tutto la lotta alla diseguaglianza. Combattere l’impoverimento di risorse e servizi. Farsi carico di chi nel cuore della modernità sta perdendo il diritto a curarsi, a studiare. Tutelare chi finisce sfruttato dai brand dell’economia digitale con salari da fame in un vuoto di garanzie. Dobbiamo resettare il vocabolario, usare parole in sintonia con la parte che vogliamo rappresentare e questo vorrà dire anche andare a recuperare alcuni milioni di voti finiti ai M5S. Se invece il Pd dovesse proseguire sulla rotta di prima, magari nel nome di un recupero del voto moderato orfano del Centro, temo la marginalità. Prepariamoci a fare una opposizione seria e radicale. Chi vuole mangi i pop-corn. Io preferisco combattere».

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